L’assessore rivendica la sua battaglia per gli emendamenti. «Roma ha capito. Chi ha letto quanto accaduto come un fatto politico sbaglia di grosso. É solo un percorso tecnico»
Liquida tutto con una frase che la dice lunga: «Chi ha letto quanto accaduto attorno al Piano socio sanitario come un fatto politico sbaglia di grosso. É solo un percorso tecnico». Come un gatto sornione l’assessore Luca Coletto ha saputo aspettare, ha tenuto la bocca chiusa e ha rialzato il capo solo quando Roma si è pronunciata. Di quei 5 emendamenti (due impugnati da Roma) rivendica a gran voce la paternità. «Ci mancherebbe! Li ho voluti, proposti e sostenuti – chiosa – Li ho preparati a difesa di quello che è l’esecutivo e contro la delegittimazione della Giunta da parte del Consiglio». Ma non è stata solo una difesa d’ufficio, Coletto argomenta: «La V commissione non può dare ulteriori vincoli, il Consiglio che dà pareri vincolanti alla Giunta, ma non esiste». Per Coletto stop è. E stop rimane. Poi si vedrà, la Suprema Corte dovrà pur esprimersi. Ma in materia ci sono differenti scuole di pensiero. Da Padrin, presidente della V. Commissione che considera la partita ancora tutta aperta, “neppure in standby”, il Piano c’è e va applicato. A Dario Bond, capogruppo del Pdl che ha parlato di “una ingerenza da parte di Roma bella e buona”. Adesso comincia il bello. Cosa accadrà è infatti alquanto nebuloso e in materia si scontrano diversi modi di vedere la faccenda. Entro la prossima settimana (forse già domani) Roma invierà le motivazioni sulle quale il Veneto potrà presentare le proprie controdeduzioni. Dopo di che partiranno le mediazioni: l’assessore Coletto sembra decisissimo a seguirle in prima persona. Da chi poi si farà difendere la Regione? Dall’avvocatura interna o sceglierà un costituzionalista esterno? É questa una scelta non di poco conto. Ma quel che più preoccupa la Regione ora è l’immediato, anche perchè l’impugnazione del Governo tocca due aspetti sensibili: la nomina del segretario generale (ma Mantoan non è in scadenza a breve) e la formulazione delle “schede”, atto determinante per consentire al Veneto le economie necessarie. Di fatto la Regione si trova a poter scegliere di difendersi in sede di Corte Costituzionale (sostenendo che le due norme non sono incostituzionali) o giocare d’anticipo, modificando nel frattempo i due aspetti. Nell’affrontare la legge sulla dirigenza della Giunta, ad esempio, potrebbe inserire la norma che il “segretario risponde alla Giunta e non al Consiglio”. E ancora quando il Consiglio si troverà ad affrontare la Finanziaria, potrebbe inserire che la “giunta si avvale le pare vincolante del Consiglio nella formulazione delle schede, ma non quando determinano aumento di spesa”. Sufficiente per rimettere le carte a posto e per far uscire il Piano dal pantano? Per il momento sono congetture a caldo che si rincorrono tanto quanto i commenti. Il timore è infatti quello che questo intervento freni i lavori (Il nuovo piano aspettava da 16 anni la formulazione). E mentre il Pd boccia lo stop di Roma, nell’opposizione Verso Nord si dice contenta dell’impugnazione. «Ampiamente prevista e prevedibile», per Diego Bottacin. «L’aspetto che deve far riflettere di più sono le ragioni reali delle resistenze del Consiglio regionale – sostiene il capogruppo – Maggioranza e Partito democratico si sono accordati per una spartizione di potere». I prossimi giorni a questo punto saranno cruciali. La Regione continua a lavorare sulle “schede” come se nulla fosse accaduto; per metà settembre dovrebbero essere concluse. Mentre gli uffici affinano le strategie. Ma quali? É prima doveroso che la maggioranza, al suo interno, faccia chiarezza su quale strade è meglio perseguire. Coletto questa volta non pare disposto a fare marcia indietro.
Il Gazzettino – 27 agosto 2012