Tra i più determinati a non voler approvare il piano sociosanitario in assenza di indicazioni concrete da parte della Giunta sul numero delle aziende sanitarie, sulla governance e sul numero e dislocazione degli ospedali è stato il consigliere Raffaele Grazia (Udc).
Tanto da proporre sino all’ultimo, quando ormai tutte le forze politiche si erano orientate a dare rapida conclusione all’iter istruttorio votando l’articolato, di derubricare il titolo del provvedimento da “piano sociosanitario” a “norme in materia di programmazione sociosanitaria per il quinquennio 2012-2016”. Per Grazia, infatti, “questo non è un piano, perché mancano scelte chiare sulla governance (numero e confini delle aziende sanitarie), sulle schede che dovranno definire e localizzare ospedali, reparti e servizi territoriali, e sulle risorse”. “Le dichiarazioni del presidente Zaia, che evidentemente non ha alcuna considerazione del Consiglio e smentisce quanto contenuto nel piano che la Giunta ci ha inviato nel luglio scorso – aveva premesso Grazia – ci fanno rivivere la medesima vicenda dello Statuto. E’ evidente la totale distonia tra il governatore e l’assemblea legislativa”. Secondo Grazia “l’irresponsabilità del governatore, preso unicamente dall’ansia di apparire quotidianamente sui giornali e sugli schermi ma non da quella di governare, rischia di demolire dall’esterno le possibilità di riformare davvero la sanità veneta”. Per ‘sanare’ il problema politico creato da Zaia Grazia aveva proposto due possibili percorsi: discutere il piano sociosanitario contestualmente alle schede di riorganizzazione ospedaliera e territoriale e alla proposta della Giunta di riorganizzazione delle aziende sanitarie, oppure, in alternativa, approvare solo generiche linee di indirizzo in materia socio-sanitaria, da considerarsi solo come una premessa al piano vero e proprio.
30 marzo 2012