Vertice in Regione ieri sul futuro della Miteni, l’azienda chimica di Trissino: «A distanza di un mese dal primo tavolo interdisciplinare riunitosi a palazzo Ferro-Fini, l’assessore al lavoro Elena Donazzan, insieme al collega all’ambiente Gianpaolo Bottacin – fa sapere la Regione in una nota – ha convocato alla Direzione Lavoro della Regione l’amministratore delegato Antonio Nardone e le rappresentanze sindacali delle tre segreterie regionali dei chimici, di Cgil, Cisl e Uil di Vicenza e delle Rsu aziendali. Al centro del confronto il piano industriale dell’azienda, le condizioni di salute e di lavoro dei suoi dipendenti, le relazioni sindacali e le prospettive di riconversione e di sviluppo di un sito produttivo che tante preoccupazioni sta generando nella popolazione locale per l’impatto ambientale, ma anche tra i suoi dipendenti per il futuro occupazionale». Al termine, l’assessore Donazzan dà un giudizio interlocutorio sui nuovi piani presentati dall’azienda: «Prendiamo atto – spiega – degli impegni dichiarati dall’amministratore delegato di Miteni in merito al piano triennale di investimenti intrapreso e alle prospettive di riconvertire gli impianti verso nuove produzioni ad alto contenuto tecnologico nel settore farmaceutico ed elettronico, oltreché della dichiarata disponibilità delle parti a riprendere un dialogo aziendale». L’attenzione resta alta: «Il tavolo regionale continuerà a monitorare in maniera interdisciplinare (insieme ai referenti della sanità e dell’ambiente) gli sviluppi del piano di riconversione, vigilando in particolare sul rispetto degli obiettivi di salvaguardia occupazionale, bonifica del sito e tutela della salute pubblica. La Regione, che sta investendo ingenti risorse per l’abbattimento delle emissioni inquinanti, la bonifica del sito e il monitoraggio sanitario degli abitanti dell’area dei 21 comuni più interessati alla presenza di Pfas – conclude l’assessore regionale al lavoro – chiede tuttavia una interlocuzione diretta anche con il gruppo multinazionale Icig che controlla Miteni Spa, per coinvolgere anche l’azienda-capofila in una operazione che sarà complessa e onerosa, di investimento in ricerca e innovazione, riqualificazione produttiva e risanamento ambientale. Chiediamo che anche l’azienda-madre non si sottragga ad un impegno di responsabilità verso i 130 lavoratori dello stabilimento vicentino, le loro famiglie e comunità, e il diritto alla salute degli oltre 130 mila abitanti che risiedono nell’area “rossa”, la più esposta alla contaminazione da Pfas».
IL GIORNALE DI VICENZA – Giovedì, 27 aprile 2017
Pfas, la Regione Veneto chiede una «azione di responsabilità» alla Icig che controlla Miteni. Incontri assessori Donazzan e Bottacin, azienda di Trissino e sindacati
«La Regione Veneto chiede un dialogo diretto con la multinazionale Icig che controlla Miteni Spa, per coinvolgere anche la capofila in una riqualificazione produttiva e nel risanamento ambientale». A chiedere che «l’azienda-madre» dell’industria chimica di Trissino «non si sottragga ad un impegno di responsabilità» sono gli assessori regionali al Lavoro e all’Ambiente, Elena Donazzan e Gianpaolo Bottacin. Che ieri si sono confrontati con i vertici di Miteni e le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil.
L’incontro era stato chiesto da tempo dagli stessi sindacati, sia per parlare del piano industriale della fabbrica (che conta 130 addetti) sia per discutere di condizioni di salute e di ambiente. Miteni dal 2013 è indicata da Arpav come al centro del caso della contaminazione dalla falda fra Vicenza, Verona e Padova da Pfas, composti perfluoroalchilici, anche se di recente una sentenza del Tribunale delle acque ha chiamato in causa pure le industrie dell’area che usavano Pfas nei loro prodotti. «Prendiamo atto degli impegni dichiarati dall’ad di Miteni Antonio Nardone in merito al piano triennale di investimenti intrapreso e alle prospettive di riconvertire gli impianti verso i settori farmaceutico ed elettronico» dichiara Donazzan. L’assessore precisa comunque che «il tavolo regionale continuerà a monitorare gli sviluppi del piano di riconversione vigilando in particolare sul rispetto degli obiettivi di salvaguardia occupazionale, bonifica del sito e tutela della salute pubblica». Obiettivo, arrivare ad un «accordo-quadro con l’azienda e le organizzazioni sindacali».
Ma la novità è anche che l’ente regionale chiede un impegno diretto nelle attività di risanamento ambientale non già alla fabbrica, bensì alla sua proprietà: Icig, International Chemical Investors Group, colosso con vendite per oltre due miliardi di euro e 6mila dipendenti nel mondo. La Regione chiede con la holding «una interlocuzione diretta» per coinvolgerla in una «operazione, che sarà complessa e onerosa, di investimento in ricerca e innovazione, riqualificazione produttiva e risanamento ambientale. Chiediamo che anche l’azienda-madre non si sottragga ad un impegno di responsabilità verso i 130 lavoratori dello stabilimento vicentino, le loro famiglie e comunità, e il diritto alla salute degli oltre 130mila abitanti che risiedono nell’area rossa, la più esposta alla contaminazione da Pfas».
Andrea Alba – Il Corriere del Veneto – 27 aprile 2017