Luca Fiorin. Decine e decine di richieste di costituzione di parte civile sono piovute in tribunale a Vicenza alla vigilia dell’apertura dell’udienza preliminare nell’ambito dell’inchiesta sull’inquinamento da Pfas. L’udienza si terrà lunedì. A chiedere di essere inseriti a pieno titolo nel processo saranno tutte le istituzioni che hanno a che fare con la contaminazione: Ministero dell’ambiente, Regione, Province e Comuni esposti all’inquinamento, le società del servizio idrico integrato, come Acque Veronesi, enti vari e associazioni e gruppi che si stanno battendo perché venga risolto il problema ambientale e sanitario che è in atto in un ampio territorio. In un’area che comprende tredici Comuni del Basso ed Est Veronese e molte altre municipalità del Vicentino e Padovano. Alla prima udienza saranno presenti, fra gli altri, anche rappresentanti dei gruppi ambientalisti, come Legambiente e Greenpeace, e delle Mamme no Pfas. L’udienza si sarebbe dovuta svolgere, secondo il programma, il 21 ottobre. Ma è stata rinviata a causa dell’astensione dei legali penalisti. L’inchiesta sul maxi inquinamento procede non solo per il reato di disastro ambientale ma anche per l’articolo 439 del codice penale, che parla di avvelenamento di acque o di sostanze alimentari. Se il Gup Roberto Venditti deciderà per il rinvio a giudizio, il processo si svolgerà davanti alla Corte di Assise. Gli indagati sono 13. Si tratta di manager e dirigenti di Miteni, l’azienda chimica di Trissino che è considerata la fonte principale della contaminazione. Miteni ha chiuso i battenti per fallimento poco più di un anno fa.
Intanto il coordinatore della commissione ambiente e salute della Regione, Nicola Dell’Acqua, che è anche commissario governativo all’emergenza Pfas, ha annunciato nuovi approfondimenti scientifici sugli inquinanti emergenti e sui sistemi di trattamento che possono essere usati per abbatterli. La commissione ha chiesto ad Arpav una relazione ambientale. «Ciò che ci interessa è verificare la presenza ambientale di sostanze chimiche persistenti, tra cui i Pfas, e affrontare le difficoltà di tipo analitico e di messa a punto di sistemi e metodi di trattamento», spiega Dell’Acqua. La Regione ha disposto una serie approfondimenti, che saranno condotti da Arpav. L’agenzia ricercherà, accanto alle sostanze già monitorate, nuovi composti emergenti. Gli approfondimenti riguardano la presenza di micro inquinanti, come fitofarmaci, sostanze organiche persistenti e i Pfas di nuova generazione, come C604, GenX e l’Adona, che ha sostituito il Pfoa.
«E inutile mettere la testa sotto la sabbia, dobbiamo procedere a tutti gli approfondimenti necessari, consapevoli che, nel caso in cui venissero riscontrati nuovi inquinanti, bisognerà affrontare il tema», è il commento del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, secondo il quale «sui Pfas la Regione ha sempre
avuto un comportamento virtuoso». «Anni fa davano a me e ai comitati del territorio, degli allarmisti quando lo proponevamo, invece ora i fatti dicono che eravamo solo precursori di proposte, recepite in ritardo dalla Regione», sottolinea la consigliera Cristina Guarda. «Questa iniziativa rischia di essere poco incisiva», aggiunge infine Guarda. «Sul suo sito internet, Miteni presentava una lista, peraltro incompleta, di 90 prodotti, ma in Veneto si sono sinora cercati con le analisi ambientali solo 12 Pfas; bisogna estendere», conclude, «le verifiche anche a tutti gli altri».
L’Arena