IL GIALLO SUL PROVVEDIMENTO. Ne hanno dato notizia le dem Rotta e Puppato con una nota salvo poi smentirla. Fino a sera quando è poi arrivata la conferma défini Pfas, c’è il decreto di emergenza di Gentiloni
Cristina Giacomuzzo C’è o non c’è la dichiarazione dello stato di emergenza per i Pfas? La fretta, si sa, è cattiva consigliera. Ed è così che le due dem Alessia Rotta, appena rieletta deputata, e Laura Puppato, uscente senatrice, prima annunciano, con un comunicato ufficiale delle 16.20, che il Consiglio dei ministri (in seduta dalle 15.25) ha approvato il documento. Tre ore dopo però smentiscono: «Ci siamo sbagliate. In Cdm non sono riusciti a inserire una modifica del Mef ed è saltato: tutto rinviato a venerdì o alla settimana prossima», spiega Puppato non nascondendo la rabbia per la figuraccia. Non passa neppure mezz’ora che invece si rimangia tutto: «Come non detto dichiara -. Ho avuto proprio ora conferma da Roma che il provvedimento è passato: ce l’abbiamo fatta», tira un sospiro di sollievo. Ma del testo ancora nulla.
In Regione a Venezia intanto c’è fermento in attesa di quella firma del premier Gentiloni chiesta mesi fa, lo scorso 19 settembre, dal governatore Luca Zaia. Firma che serve a dare concretezza – cioè soldi e procedure veloci – per realizzare le opere idrauliche anti-Pfas. Passano le ore e i segnali sono contrastanti. E ancora nessun documento ufficiale. A rompere gli indugi è l’assessore all’ambiente, Gianpaolo Bottacin, alle 19.20: «Confermata l’approvazione – scrive in un messaggio -. Ho sentito direttamente il ministro Galletti». A ieri sera però cosa sia scritto nel provvedimento ancora nessuno lo sapeva. Con tutta probabilità è la prima tappa di un percorso che prevede la definizione di ciò che va realizzato e come, seguirà poi la nomina di un commissario straordinario.
BOTTA E RISPOSTA. Al di là del giallo sulla delibera del Cdm che ha movimentato il pomeriggio, la guerra politica infurria. Le democratiche Puppato e Rotta nel loro primo comunicato si scagliano contro Zaia e i suoi: «Con questo preannunciato e importante passo avanti del Governo cade ogni residuo alibi della Regione che sul tema ha invocato lo stato di emergenza per manifesta propria incapacità di intervento. Si potrà ora con urgenza risolvere il caso di grave di inquinamento».
Bottacin non ci sta e mostra i titoli dei giornali: «Proprio Rotta dichiarava, il giorno dopo la richiesta di stato emergenza: “La Regione non avrà mai i soldi: si sono mossi solo perché c’erano i fondi del governo”. Ora però se ne prende il merito. È scandaloso». Interviene il presidente del Veneto, Zaia: «Dico solo che il tempo è galantuomo. Ricordo che quando ho fatto la richiesta dello stato di emergenza per i Pfas sono stato attaccato da mezzo mondo: dicevano che era pura fantasia pensare ad un commissario e che il Governo non l’avrebbe mai concesso. Vedo che ora la proposta che ho fatto è stata accolta, anche se ai tempi supplementari, da un Governo che in pratica non esiste più. Peccato, perché così si sono persi un sacco di mesi. La notizia che il Consiglio dei ministri abbia deliberato lo stato di emergenza – aggiunge – è comunque un passo importantissimo per mettere la parola fine in tempi brevi a una tema così tanto delicato. Viene premiata la nostra lungimiranza nell’aver affrontato con assoluto rigore un problema sul quale il Veneto sta facendo scuola a livello internazionale: siamo stati i primi a porre dei limiti, quando ancora lo Stato non si era mosso, stabilendo quelli più restrittivi al mondo per le acque potabili; abbiamo approfondito e intensificato le indagini anche epidemiologiche in materia per garantire la salute dei cittadini; stiamo sviluppando un nuovo sistema acquedottistico all’avanguardia. Ora l’obiettivo è fare bene e fare in fretta, attraverso una struttura commissariale che ci permetterà di snellire le procedure e realizzare velocemente il nuovo acquedotto. Nel giro di un anno noteremo già i primi benefici e in due o tre potremmo arrivare al completamento dell’opera, cosa che, in condizioni normali, implicherebbe un tempo almeno doppio».
FONDI E BOLLETTE. La veronese Rotta e la trevigiana Puppato fanno i conti: «Con questa decisione importante che ha preso il Consiglio dei ministri si avvia l’esecuzione del progetto di bonifica che prevede, oltre al finanziamento di 56 milioni messi sul piatto dal ministero dell’Ambiente per il commissario, altri 24 milioni per l’ordinario, mentre resta una quota di soli 40 milioni a carico della Regione che invece intende spalmarli sulla popolazione locale, già fortemente provata da questa emergenza sanitaria e ambientale. Ma è corretto che la Regione reperisca i soldi addebitandoli in bolletta? Noi crediamo sia un insulto. Ci auguriamo che il Veneto provveda con fondi propri ai 40 milioni di euro».
Bottacin smonta: «E previsto da normativa nazionale, e non regionale, che i fondi Cipe, quelli cioè che sono stati messi a disposizione del Governo, siano co-finanziati in tariffa. L’hanno ribadito più volte persino i tecnici del ministero. Adesso Rotta critica e sostiene sia la Regione a gabbare i veneti? Paradossale». ·Ora si dovrà definire il nome del commissario
Il Giornale di Vicenza – 22 marzo 2018