«Pfas, ci prepariamo a realizzare il più vasto screening del globo che sia mai stata fatta». A non avere dubbi è Rinaldo Zolin, responsabile del Centro screening di Montecchio Maggiore. Lo specialista è stato incaricato del coordinamento regionale del «Piano di sorveglianza sulla popolazione esposta a Pfas», ai blocchi di partenza: «Il 30 gennaio si inizia con le analisi, tutte gratuite, sui primi dieci 14enni della “zona rossa” dell’Ovest Vicentino. Concluderemo entro due anni la prima fase, con screening su 30mila residenti del Vicentino, 6mila del Padovano e circa 48mila del Veronese».
Per l’imponente lavoro di analisi la Regione Veneto ha anche predisposto anche un piano di assunzioni: circa 10 infermieri e sanitari e due o tre impiegati amministrativi, impegnando in tutto 3,4 milioni di euro. Le analisi interesseranno 85mila residenti fra i 14 e i 65 anni, in 21 Comuni suddivisi fra le Usl dell’Ovest Vicentino, Vicenza, Verona, Legnago ed Este.
Si parte dai più giovani: «All’inizio svolgeremo test sui quattordicenni di Sarego, Alonte, Lonigo e Brendola – precisa Zolin – in ragione dell’età, sono meno influenzati dagli stili di vita: quindi, partendo da loro, avremo già delle indicazioni in merito su possibili effetti su glicemia, colesterolo, tiroide, e in generale quegli elementi che si ritiene possano essere influenzati dai Pfas». I ragazzi sono stati invitati dalle 13 in poi. L’adesione allo screening è volontaria.
Verranno predisposti dei locali ad hoc nell’ospedale di Lonigo, ma altrettanto si farà nelle altre sedi: l’ospedale di Cologna Veneta (Verona) sarà il punto di riferimento per i residenti di Albaredo, Arcole, Cologna, Pressana, Roveredo di Guà, Veronella e Zimella; a Legnago (Verona) quelli del paese stesso, di Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’anna, Minerbe, Terrassa; infine a Noventa Vicentina andranno quelli di Noventa, Asigliano, Poiana Maggiore e i padovani di Montagnana. Zolin spiega come si svolgerà il test: «Oltre a un questionario sugli stili di vita, si faranno un prelievo del sangue su colesterolo ed emoglobina, un esame del livello di Pfas nel sangue e uno delle urine. Entro un mese l’utente riceverà a casa la risposta». Se tutti i valori sono nella norma, si verrà richiamati dopo due anni. Ma se gli esami evidenzieranno scompensi «partiranno verifiche ulteriori attraverso i medici di base: sempre gratuite, ovviamente» precisa il coordinatore. Obiettivo, costruire un «database» reale sui Pfas: «Ad oggi non è ben chiaro nemmeno a quale livello nel sangue siano dannosi. Il fine di questa indagine, la più approfondita di sempre, è dare una risposta a tutte queste domande» conclude Zolin.
Montecchio ospedale capofila. A Cologna e Legnago i test nel Veronese
VeronA «Pfas, ci prepariamo a realizzare il più vasto screening del globo che sia mai stata fatta». A non avere dubbi è Rinaldo Zolin, responsabile del Centro screening di Montecchio Maggiore. Lo specialista è stato incaricato del coordinamento regionale del «Piano di sorveglianza sulla popolazione esposta a Pfas», ai blocchi di partenza: «Il 30 gennaio si inizia con le analisi, tutte gratuite, sui primi dieci 14enni della “zona rossa” dell’Ovest Vicentino. Concluderemo entro due anni la prima fase, con screening su 30mila residenti del Vicentino, 6mila del Padovano e circa 48mila del Veronese».
Per l’imponente lavoro di analisi la Regione Veneto ha anche predisposto anche un piano di assunzioni: circa 10 infermieri e sanitari e due o tre impiegati amministrativi, impegnando in tutto 3,4 milioni di euro. Le analisi interesseranno 85mila residenti fra i 14 e i 65 anni, in 21 Comuni suddivisi fra le Usl dell’Ovest Vicentino, Vicenza, Verona, Legnago ed Este.
Si parte dai più giovani: «All’inizio svolgeremo test sui quattordicenni di Sarego, Alonte, Lonigo e Brendola – precisa Zolin – in ragione dell’età, sono meno influenzati dagli stili di vita: quindi, partendo da loro, avremo già delle indicazioni in merito su possibili effetti su glicemia, colesterolo, tiroide, e in generale quegli elementi che si ritiene possano essere influenzati dai Pfas». I ragazzi sono stati invitati dalle 13 in poi. L’adesione allo screening è volontaria.
Verranno predisposti dei locali ad hoc nell’ospedale di Lonigo, ma altrettanto si farà nelle altre sedi: l’ospedale di Cologna Veneta (Verona) sarà il punto di riferimento per i residenti di Albaredo, Arcole, Cologna, Pressana, Roveredo di Guà, Veronella e Zimella; a Legnago (Verona) quelli del paese stesso, di Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’anna, Minerbe, Terrassa; infine a Noventa Vicentina andranno quelli di Noventa, Asigliano, Poiana Maggiore e i padovani di Montagnana. Zolin spiega come si svolgerà il test: «Oltre a un questionario sugli stili di vita, si faranno un prelievo del sangue su colesterolo ed emoglobina, un esame del livello di Pfas nel sangue e uno delle urine. Entro un mese l’utente riceverà a casa la risposta». Se tutti i valori sono nella norma, si verrà richiamati dopo due anni. Ma se gli esami evidenzieranno scompensi «partiranno verifiche ulteriori attraverso i medici di base: sempre gratuite, ovviamente» precisa il coordinatore. Obiettivo, costruire un «database» reale sui Pfas: «Ad oggi non è ben chiaro nemmeno a quale livello nel sangue siano dannosi. Il fine di questa indagine, la più approfondita di sempre, è dare una risposta a tutte queste domande» conclude Zolin.
Pfas e inquinamento, parte lo screening per seimila padovani
«Ci prepariamo a realizzare il più vasto screening del globo che sia mai stata fatta sugli Pfas». A non avere dubbi è Rinaldo Zolin, responsabile del Centro screening di Montecchio Maggiore (Vicenza). Lo specialista è stato incaricato del coordinamento regionale del «Piano di sorveglianza sulla popolazione esposta a Pfas», ai blocchi di partenza: l’indagine coinvolgerà 85mila veneti tra i 14 e i 65 anni, e fra questi anche 6mila padovani.
«Il 30 gennaio si inizia con le analisi, tutte gratuite, sui primi dieci 14enni della “zona rossa” dell’Ovest Vicentino. Concluderemo entro due anni questa prima fase dello screening» precisa lo specialista. L’indagine si concentrerà sui 21 Comuni veneti della zona «rossa», i più colpiti dall’inquinamento sotterraneo delle falde: fra questi c’è anche Montagnana, unico municipio padovano interessato. L’adesione allo screening è volontaria. Verranno predisposti dei locali ad hoc nell’ospedale di Lonigo e nelle altre Usl interessate. I residenti padovani convocati, che decideranno di aderire, dovranno recarsi all’ospedale di Noventa Vicentina.
Zolin spiega come si svolgerà il test: «Oltre a un questionario sugli stili di vita, si faranno un prelievo del sangue su colesterolo ed emoglobina, un esame del livello di Pfas nel sangue e uno delle urine. Entro un mese l’utente riceverà a casa la risposta». Se tutti i valori sono nella norma, si verrà richiamati dopo due anni. Ma se gli esami evidenzieranno scompensi «partiranno verifiche ulteriori. Sempre gratuite, ovviamente» precisa il coordinatore. Obiettivo, costruire un «database» reale sui Pfas: «Ad oggi non è ben chiaro nemmeno a quale livello nel sangue siano dannosi» conclude Zolin . (a.al. )
Il Corriere del Veneto – 28 dicembre 2016