I Pfas diventano l’oggetto dell’ennesimo braccio di ferro fra il governo di Roma e la maggioranza regionale. Qualche mese fa avevano fatto epoca i battibecchi fra il sottosegretario all’Ambiente Barbara Degani e l’assessore regionale, sempre all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin. Ora i deputati democratici Diego Zardini e Filippo Crimì, il primo veronese e il secondo vicentino, se la prendono con l’assessore alla Sanità Luca Coletto.
Reo, a loro dire, di aver sottovalutato i rischi connessi all’inquinamento. «Ci sono studi sugli effetti dell’inquinamento a disposizione della Regione fin da novembre 2016 ma, per stessa ammissione dell’assessore Coletto, non solo i documenti non sono stati resi pubblici, ma nemmeno si è provveduto ad attuare provvedimenti urgenti a tutela della salute della popolazione per rimuovere la fonte della contaminazione», affermano i parlamentari. I quali si riferiscono ad un report regionale in cui si parla di un nesso fra malattie di gestanti e neonati e contaminazione. «Come emerge da queste ricerche», continuano Zardini e Crimì, «la situazione è preoccupante e si chiede, pertanto, che vengano quanto prima messe ufficialmente a disposizione». «Il Governo, attraverso il Cipe, ha deliberato lo stanziamento di un fondo straordinario di 80 milioni di euro per affrontare questo problema che, tuttavia, rimane di competenza della Regione», concludono. Intanto i sindaci del territorio esposto all’inquinamento – compresi quelli del Basso Veronese, anche se l’iniziativa è coordinata dal primo cittadino del comune berico Lonigo – hanno chiesto alla Regione di istituire un comitato scientifico che approfondisca il tema delle sostanze tossiche presenti nel ciclo integrato dell’acqua, ovvero negli acquedotti. Sempre per quanto riguarda il fronte veneto, infine, ieri è stata presentata in Regione una mozione con prima firmataria Cristina Guarda, lista Moretti, e sottoscrittori i democratici Fracasso, Ruzzante, Pigozzo, Zanoni, Salemi, Zottis, Moretti, Si nigaglia e Dalla Libera di Veneto civico. «Ï presidente Zaia avvii, in coordinamento con il Ministero della Sanità e l’Istituto Superiore di Sanità, un lavoro di approfondimento dei dati emersi dallo studio relativo agli effetti dei Pfas su mamme e bambini e contemporaneamente promuova, tramite le strutture sanitarie del Veneto, una campagna informativa che fornisca alle donne in gravidanza consigli ed indicazioni sugli accorgimenti da adottare in via preventiva per limitare gli effetti dannosi delle sostanze perfluoro alchiliche», chiedono i consiglieri. «Ad esempio in Germania», spiegano, «il ministero per la salute raccomanda che l’acqua potabile contenente concentrazioni significative di Pfas non sia utilizzata per alimentare i bambini». L’Arena
Trissino, dopo il caso-Miteni la Bartelle (M5S) interroga: “Fuori gli allegati della Commissione tecnica PFAS”
A distanza di alcuni mesi dalla sua prima denuncia sulle micidiali sostanze perfluoroalchilche, la consigliera regionale del M5S Patrizia Bartelle ha depositato un’interrogazione sulla vicenda della Miteni SpA di Trissino, contro la quale penderebbe un esposto presso la Procura della Repubblica berica con cui si invoca il sequestro della ditta.
Il caso, peraltro già riportato da alcuni organi di informazione citati nel documento presentato dall’esponente pentastellata, è noto: la società, infatti, sarebbe responsabile della contaminazione di una vasta area nei dintorni di Trissino con sostanze perfluoroalchiliche, per brevità per l’appunto Pfas. Ma non è tutto: sempre secondo quanto riportato dalla stampa, allegato all’esposto vi sarebbe un documento della Giunta regionale denominato “Commissione tecnica Pfas” del novembre scorso dal quale emergerebbe come Palazzo Balbi abbia anche condotto approfondite indagini sul caso. “Tale documento è stato reso pubblico dai giornali – denuncia la Bartelle – e in esso si evidenziano l’effettiva correlazione tra la Miteni, la contaminazione del terreno e l’aumento dell’incidenza di malattie quali ipertensione, diabete mellito e persino cardiopatie ischemiche”.
A differenza dei media, però, la Regione non si è dimostrata altrettanto prodiga di dettagli se è vero che alla richiesta inoltrata il 9 gennaio scorso dalla stessa Bartelle, che chiedeva di visionare il documento di cui sopra, ad oggi ancora non è pervenuta risposta alcuna.
“Chiedo in primis la conferma ufficiale dell’esistenza di quello studio – incalza la consigliera polesana – e che se ne rendano immediatamente disponibili pure i documenti ad esso allegati ma anche che chi di dovere spieghi quali siano le azioni poste in essere dall’area ‘Sanità e Sociale’ di cui si fa menzione e quali altri iniziative si intendano porre in essere a tutela di ambiente e cittadini”.
13 gennaio 2017