Nel sangue Pfoa o Pfos a un livello superiore agli 8 nanogrammi per millilitro. E poi un altro problema di salute: cardiologico, al colesterolo, ai reni o al sistema endocrino. Sono almeno diecimila i vicentini in queste condizioni nei comuni dell’Ovest considerati parte della «zona rossa», dove la falda è più contaminata dai Pfas: tutti verranno richiamati entro due anni dall’Usl 8 per la seconda fase del monitoraggio disposto dalla Regione.
«Per mille di loro le lettere partiranno già a fine mese – spiega il direttore medico dell’area ovest Giampaolo Stopazzolo – sono circa un terzo dei ragazzi fra i 14 e i 21 anni, che abbiamo monitorato finora». L’Usl intanto ha già inviato più di 400 lettere, a tutti i residenti invitati ad effettuare a settembre il filtraggio del sangue detto plasmaferesi: sono quelli con i valori più elevati di Pfas nel sangue.
Sono 85mila in tutto i residenti fra i 14 e i 65 anni dei 21 comuni della «zona rossa» fra Verona, Vicenza e Padova, e di questi 34mila vivono a Lonigo, Sarego e negli altri municipi del Basso e dell’Ovest interessati. Il maxi-screening iniziato a gennaio analizza sia eventuali patologie che il livello nel sangue dei composti Pfas considerati più a rischio: in particolare il Pfoa, acido perfluoroottanoico, e il Pfos, acido perfluoroottansolfonico.
Ora, mentre è ancora in corso il primo monitoraggio, si entra nel vivo con la fase più avanzata. «Prevediamo che almeno un terzo dei residenti analizzati, forse anche di più, presenti Pfas elevati più un’altra anomalia» precisa il direttore medico. Potenzialmente, si tratta di più di diecimila vicentini, numero che raddoppia e più su base regionale. «Consideriamo elevato qualsiasi livello di composto Pfas superiore agli 8 nanogrammi per millilitro – riprende il medico – questo più un’anomalia, come può essere il colesterolo o la creatinina alti oppure problemi cardiaci, comporta il richiamo. Inviteremo i pazienti a fine mese, per posta ma anche telefonicamente. E a fine settembre si inizia, in ambulatorio a Lonigo, assieme al cardiologo Claudio Bilato e al dottor Giovanni Scanelli per le verifiche endocrine-metaboliche-renali». Per i pazienti invitati nuovamente verranno sviluppate terapie e cure ad hoc, a seconda delle patologie.
In parallelo, su un binario differente e in altri laboratori a Vicenza e Padova, ci sarà il «filtraggio del sangue» su base volontaria e gratuita per tutti coloro nei quali il primo screening ha evidenziato livelli «monstre» di Pfas nel sangue. «Le lettere sono già partite, inizieremo a incontrare i pazienti dal 18 settembre » spiega Alberta Alghisi, direttore di Medicina Trasfusionale all’Usl 8. Si parla di poco più di 400 persone, sui 3mila monitorati finora. I livelli in cui scattano questi esami sono stati definiti dalla Regione: fra i 14 e i 18 anni si propone la plasmaferesi con livelli fra 100 e 200 nanogrammi di Pfas per millilitro nel sangue, oppure lo scambio plasmatico (terapia più complessa) sopra i 200. Per i maggiorenni la plasmaferesi scatta a 150 nanogrammi di Pfas, lo scambio plasmatico a 200. «Abbiamo scelto un atteggiamento precauzionale nei confronti dei minori» conclude Alghisi.
Andrea Alba – Il Corriere del Veneto – 15 agosto 2017