II presidente della Provincia Antonio Pastorello, sindaco di uno dei Comuni dell’area esposta alla contaminazione, ha chiesto che vengano adottate azioni più incisive per abbattere la presenza dei Pfas nell’acqua, distribuita a privati e industrie. Ieri, il sindaco-presidente ha scritto ad Acque Veronesi ed ai sindaci dei 13 Comuni veronesi che fanno parte della zona rossa (Albaredo, Arcole, Veronella, Zimella, Cologna, Bonavigo, Minerbe, Pressana, Legnago, Boschi Sant’Anna, Bevilacqua, Terrazzo e, ovviamente, Roveredo) per chiedere nuove tutele per la salute dei cittadini. Vuole proporre che venga ridotta la presenza delle sostanze perfluoro-alchiliche con la sostituzione più frequente dei filtri a carboni attivi presenti nella centrale che ali menta degli acquedotti. I filtri ora consentono che l’acqua rientri nei limiti stabiliti dalla Regione. «Bisogna fare in modo che la presenza dei Pfas rispetti i parametri più bassi come quelli di Stati Uniti e Svezia», afferma Pastorello, «in attesa che il Governo prenda provvedimenti».
Acque Veronesi deve agire da ottenere che a sostenere le maggiori spese (attualmente i filtri vengono pagati dagli utenti e dal 2013 alla fine di quest’anno si arriverà ad una spesa complessiva di un milione di euro) sia chi inquina. I limiti statunitensi e svedesi erano citati anche in uno studio presentato questa settimana da Greenpeace, che ha sollevato attenzione ma anche polemiche. Il gruppo ambientalista cita analisi inedite di cui è ora in corso la verifica delle istituzioni. L’associazione ambientalista, interpellata in proposito, si dice pronta ad un confronto ma afferma anche che risultati differenti sono possibili, a secondo i metodi usati. Intanto sulla vicenda-Pfas iniziano ad esserci prese di posizione dei medici. L’ordine vicentino infatti, ha istituito una commissione interna per studiare il fenomeno mentre nel Veronese c’è chi lamenta il fatto che non è stato fatto nemmeno un corso su questo tema ai medici di base ed ai pediatri.
L’Arena – 19 maggio 2017