A distanza di due anni dalla precedente opinione, Efsa indica ora un valore guida di esposizione cumulativo per i quattro Pfas maggiormente ritrovati nel sangue umano e apre le porte a un loro riconoscimento come classe di sostanze, e non singole molecole, in linea con i recenti pronunciamenti in ambito Reach, Ocse e Agenzia europea dell’ambiente. E’ innegabile che il nuovo approccio va a rivedere drasticamente il precedente pronunciamento, aprendo le porte, in futuro, all’allargamento della lista delle sostanze oggetto di valutazione a tutti i Pfas con una presenza evidenziata negli alimenti e, quindi, non solo i quattro considerati oggi. Questo per le caratteristiche di forte persistenza e mobilità di tutti i Pfas, indipendentemente dalle relative tossicità.
Il comunicato e l’opinione Efsa. L’EFSA ha stabilito una nuova soglia di sicurezza per le principali sostanze perfluoroalchiliche, o PFAS, che si accumulano nell’organismo umano. La soglia, una dose settimanale tollerabile di gruppo (DST) di 4,4 nanogrammi per chilogrammo di peso corporeo alla settimana, viene specificata in un parere scientifico sui rischi per la salute umana derivanti dalla presenza di queste sostanze negli alimenti.
I PFAS sono un gruppo di sostanze chimiche artificiali prodotte e utilizzate in tutto il mondo in vari settori industriali (ad es. tessile, prodotti per la casa, prodotti antincendio, automobilistico, alimentare, edile, elettronico).
L’esposizione a queste sostanze chimiche può provocare effetti nocivi sulla salute e l’uomo può essere esposto ai PFAS in vari modi, tra cui cibi dove tali sostanze sono presenti più frequentemente: acqua potabile, pesce, frutta, uova e prodotti a base di uova.
I quattro PFAS su cui si è incentrata la valutazione dell’EFSA sono l’acido perfluoroottanoico (PFOA), l’acido perfluoroottansolfonico (PFOS), l’acido perfluorononanoico (PFNA) e l’acido perfluoroesano sulfonico (PFHxS).
I bambini piccoli ma anche quelli più grandi sono le fasce di popolazione maggiormente esposte, affermano gli scienziati dell’EFSA, e l’esposizione durante la gravidanza e l’allattamento al seno è il principale fattore che contribuisce alla presenza di PFAS nei neonati.
Nello stabilire la DST gli esperti hanno ritenuto che l’effetto più critico per la salute umana sia la diminuita risposta del sistema immunitario alle vaccinazioni. Si tratta di una novità rispetto al precedente parere dell’EFSA del 2018 sui PFAS, che riteneva l’aumento del colesterolo il principale effetto critico.
Il parere del 2018 stabiliva separate DST per i PFOS e i PFOA, ma l’EFSA ha riesaminato tali sostanze tenendo conto delle conoscenze scientifiche più attuali e seguendo le sue recenti linee guida per la valutazione dell’esposizione congiunta a più sostanze chimiche.
Questo parere scientifico è stato elaborato tenendo conto anche dei riscontri ricevuti da organismi scientifici, cittadini ed enti competenti degli Stati membri nel corso di una consultazione di due mesi tenutasi tra febbraio e aprile del 2020.
La consulenza scientifica dell’EFSA coadiuverà i gestori del rischio nell’assumere decisioni circa le modalità più opportune per tutelare i consumatori dall’esposizione ai PFAS tramite l’alimentazione.
In che modo gli alimenti si contaminano con i PFAS?
I cibi possono venire contaminati dai terreni o da acque contaminate usate per coltivarli; dai PFAS concentratisi nell’organismo di animali tramite mangimi e acqua; da imballaggi alimentari contenenti PFAS; o anche da attrezzature contenenti PFAS usate per le lavorazioni alimentari.