Così il ministro rispondendo a un’interrogazione di Nicchi (SI) che chiedeva certezze sugli stanziamenti del fondo. “Siamo partiti nel 2013 da un livello di finanziamento pari a 107 miliardi di euro per arrivare al 2016 a 111 miliardi di euro. Questi sono i dati di fatto ad oggi, a breve si aprirà, com’è noto, la sessione di bilancio e come Ministro della salute ritengo doveroso continuare a lavorare per obiettivi”
Oggi question time alla Camera con il ministro Lorenzin sulla questione del finanziamento alla sanità per il 2017. Al centro l’ammontare dell’aumento promesso e previsto dall’intesa Stato Regioni di febbraio scorso che sanciva lo stanziamento in 113 miliardi.
Quindi 2 miliardi in più rispetto al 2016. Ma su questa cifra da alcune settimane si sta concretizzando la possibilità di un ripensamento del Governo che, al momento, non intende anticipare gli stanziamenti rimandando la decisione al momento del varo della legge di Bilancio.
Tra gli addetti, anche per questo, si sta facendo strada l’ipotesi che, al massimo, per il 2017 si riuscirà ad ottenere non più di un miliardo rispetto all’anno in corso e quindi un fondo di 112 miliardi.
A conferma che la partita sia ancora aperta e che effettivamente l’aumento di 2 miliardi potrebbe essere ridimensionato, si registra oggi la risposta in Aula alla Camera del Ministro della Salute a un’interrogazione dell’onorevole Nicchi di Sinistra Italiana.
“Quanto al livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale a carico dello Stato – ha detto Lorenzin – evidenzio che, nonostante la crisi economica, il livello di finanziamento ha sempre mantenuto un andamento tendenzialmente crescente su base annua, siamo partiti nel 2013 da un livello di finanziamento pari a 107 miliardi di euro per arrivare al 2016 a 111 miliardi di euro. Questi sono i dati di fatto ad oggi, a breve si aprirà, com’è noto, la sessione di bilancio e come Ministro della salute ritengo doveroso continuare a lavorare per obiettivi, come è stato fatto negli ultimi due anni. Per il 2017 le priorità devono essere le politiche del personale sanitario e garantire la dispensazione dei farmaci innovativi in particolare di quelli oncologici di nuova generazione con risorse adeguate e certe”.
Insomma, sembra di capire che le risorse aumenteranno ma molto probabilmente non di due miliardi.
Altro tema toccato nell’interrogazione di Nicchi quello dei Lea e dell’aumento dei ticket ad essi connesso recentemente denunciato dalla Cgil. Ecco come ha risposto il ministro:
“L’aggiornamento dei nuovi livelli essenziali di assistenza è finalmente realtà dopo quindici anni, il nuovo nomenclatore delle protesi dopo diciassette anni, il nuovo piano nazionale vaccini si appresta ad essere approvato definitivamente insieme ai LEA.
Quanto alle coperture economico-finanziarie del DPCM che include i nuovi LEA, il nomenclatore delle protesi audiovisive e il Piano nazionale vaccini, confermo che è del tutto coerente con lo stanziamento di 800 milioni di euro varato dalla legge di stabilità 2016, come peraltro attestato dal MEF e certificato dall’intesa intervenuta nella seduta della Conferenza Stato-regioni del 7 settembre 2016, dopo un’istruttoria approfondita da parte dei tecnici dello Stato e delle regioni, durata più di un anno e che ha visto il coinvolgimento delle principali associazioni dei pazienti.
Quanto al tema dei presunti nuovi ticket che secondo alcune ricostruzioni strumentali deriverebbero da aggiornamento dei LEA, chi ha fatto queste affermazioni non ha compreso il contenuto della relazione tecnica positivamente verificata dalla Ragioneria generale dello Stato che accompagna per legge lo schema di DPCM dei nuovi LEA. Infatti con i nuovi LEA non vengono introdotti nuovi ticket né viene innovata la normativa vigente che regola le compartecipazioni.
È evidente che l’introduzione di nuove prestazioni sanitarie nei LEA, ribadisco, per 800 milioni di euro, attualmente escluse e che quindi il cittadino deve pagare di tasca propria comporta, ove previsto dalla normativa vigente, ferma restando l’ipotesi di esenzione, soltanto l’applicazione di un ticket.
Pensate, per fare solo qualche esempio, al valore inestimabile che può avere per un malato di tumore poter finalmente accedere con totali oneri a carico del Servizio sanitario nazionale alle nuove prestazioni di radioterapia inserite nel nuovo nomenclatore, a cominciare dall’adroterapia, oggi garantita solo a pochissimi pazienti residenti in Lombardia ed Emilia Romagna e comunque dietro pagamento del ticket.
Gli altri pazienti sono costretti a pagare 26.500 euro per un ciclo di adroterapia o per una coppia di poter usufruire gratuitamente di un percorso di procreazione medicalmente assistita o poter effettuare un test genetico pe diagnosticare precocemente una malattia ereditaria. Trattasi pertanto di pura disinformazione, che non può minimamente scalfire la fondamentale importanza del provvedimento di aggiornamento dei LEA, atteso da troppi anni da milioni di pazienti italiani”.
QS – 28 settembre 2016