Il sottosegretario alla Salute Davide Faraone ha risposta ieri in commissione Affari sociali alla Camera a Daniela Sbrollini (Pd) e alla sua interrogazione sugli interventi in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas). Circa le problematiche dei possibili impatti sulla salute umana delle popolazioni della regione Veneto interessate dall’inquinamento, Faraone ha sottolineano i seguenti aspetti: l’assenza dei valori di riferimento collegati a un rischio per la salute umana, in quanto i valori di riferimento attuali riguardano indici di performance, che, pertanto, possono variare a livello europeo e nella normativa dei singoli Stati Membri; nella normativa vigente, che concerne gli inquinanti presenti nei corpi idrici, sono ancora assenti diverse sostanze di interesse per la salute pubblica; per quanto riguarda le possibili infiltrazioni nella falda, tutta l’acqua generata e utilizzabile in loco deve essere trattata, o comunque rivalutata, come fonte primaria di acqua potabile.
“Il Ministero della salute, assieme alla Regione Veneto, ha raccomandato fortemente di limitare l’utilizzo idrico nelle zone interessate dall’inquinamento, ponendo particolare attenzione sul rischio afferente alla matrice agricolo-alimentare”. E ha aggiunto: “In merito agli interventi posti in atto, preme evidenziare che l’ISS è direttamente impegnato, in collaborazione con la Regione Veneto, alla realizzazione di un workshop internazionale propedeutico alla stesura di protocolli di studi e di sorveglianza dello stato di salute, che si terrà a Venezia il 22-23 febbraio 2017.
“Il Workshop vedrà la partecipazione dei ricercatori dell’istituto superiore di sanità già operanti nel complessivo Progetto PFAS in collaborazione con la Regione Veneto, e dei tecnici ed esperti a livello regionale/locale coinvolti nei processi di valutazione ambientale e sanitaria che riassumeranno lo stato delle conoscenze sulla diffusione temporale e spaziale dell’inquinamento ambientale nell’area di interesse”.
“Lo stato dell’arte sul rischio per la salute per le popolazioni esposte a PFAS verrà ricostruito grazie al contributo di esperti internazionali che parteciperanno al Workshop. Nell’ambito del Workshop verranno dunque effettuate valutazioni e possibili approfondimenti delle attività già poste in essere e verranno, altresì, acquisiti gli elementi necessari per fissare i punti qualificanti del disegno di ulteriori indagini necessarie per una corretta valutazione dell’esposizione, dei rischi sanitari e dell’impatto complessivo sulla salute della contaminazione ambientale da PFAS”.
Daniela Sbrollini (Pd), replicando, si è dichiarata soddisfatta della risposta, soprattutto per la rapidità con cui è pervenuta. Ribadisce, tuttavia, che la falda acquifera che attraversa alcune province venete è fortemente compromessa ed ha causato notevoli problemi di inquinamento, che hanno avuto ripercussioni sulla qualità del cibo. Segnala che la Commissione speciale istituita ad hoc ha individuato anche un rapporto di causalità rispetto ad alcuni casi di nati con malformazioni. Ritiene, quindi, che il Convegno che si terrà a Venezia a fine febbraio rappresenti una buona occasione per un approfondimento della situazione ed esprime soddisfazione per il fatto che il Governo si è impegnato ad effettuare costantemente un monitoraggio, per il tramite dell’Istituto superiore di sanità, in collaborazione con la regione Veneto.
Il testo della risposta e dell’interrogazione
Atto Camera – Risposta scritta pubblicata Giovedì 2 febbraio 2017
nell’allegato al bollettino in Commissione XII (Affari sociali) 5-10263
Con riferimento all’interrogazione in esame, occorre preliminarmente precisare che, per quanto riguarda le vie di esposizione alle sostanze perfluoroalchiliche (pfas), la principale per l’uomo è rappresentata dall’ingestione di acqua potabile e di cibo contaminati. L’esposizione prenatale è attualmente considerata dalla ricerca scientifica particolarmente rischiosa per i suoi possibili effetti tossici nei confronti del feto.
Il Ministero della salute, al corrente della problematica, ha coinvolto l’Istituto Superiore di Sanità per gli approfondimenti di natura tecnico-scientifica e sono state interpellate, al riguardo, anche l’OMS e la Commissione europea.
Circa le problematiche dei possibili impatti sulla salute umana delle popolazioni della regione Veneto interessate dall’inquinamento, si sottolineano i seguenti aspetti:
l’assenza dei valori di riferimento collegati a un rischio per la salute umana, in quanto i valori di riferimento attuali riguardano indici di performance, che, pertanto, possono variare a livello europeo e nella normativa dei singoli Stati Membri;
nella normativa vigente, che concerne gli inquinanti presenti nei corpi idrici, sono ancora assenti diverse sostanze di interesse per la salute pubblica;
per quanto riguarda le possibili infiltrazioni nella falda, tutta l’acqua generata e utilizzabile in loco deve essere trattata, o comunque rivalutata, come fonte primaria di acqua potabile. Il Ministero della salute, assieme alla Regione Veneto, ha raccomandato fortemente di limitare l’utilizzo idrico nelle zone interessate dall’inquinamento, ponendo particolare attenzione sul rischio afferente alla matrice agricolo-alimentare.
Si sottolinea che la problematica è ancora sotto attenta valutazione sia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che della Commissione europea.
Al contempo, è stato raccomandato di utilizzare il principio di massima cautela sugli approfondimenti tecnici e scientifici al fine di apportare aggiustamenti alla normativa europea e nazionale e, contestualmente, attivare ordinarie e idonee misure di verifica e controllo.
In merito agli interventi posti in atto, preme evidenziare che l’ISS è direttamente impegnato, in collaborazione con la Regione Veneto, alla realizzazione di un workshop internazionale propedeutico alla stesura di protocolli di studi e di sorveglianza dello stato di salute, che si terrà a Venezia il 22-23 febbraio 2017.
Il Workshop vedrà la partecipazione dei ricercatori dell’istituto superiore di sanità già operanti nel complessivo Progetto PFAS in collaborazione con la Regione Veneto, e dei tecnici ed esperti a livello regionale/locale coinvolti nei processi di valutazione ambientale e sanitaria che riassumeranno lo stato delle conoscenze sulla diffusione temporale e spaziale dell’inquinamento ambientale nell’area di interesse.
Lo stato dell’arte sul rischio per la salute per le popolazioni esposte a PFAS verrà ricostruito grazie al contributo di esperti internazionali che parteciperanno al Workshop.
Nell’ambito del Workshop verranno dunque effettuate valutazioni e possibili approfondimenti delle attività già poste in essere e verranno, altresì, acquisiti gli elementi necessari per fissare i punti qualificanti del disegno di ulteriori indagini necessarie per una corretta valutazione dell’esposizione, dei rischi sanitari e dell’impatto complessivo sulla salute della contaminazione ambientale da PFSA.
Interrogazione
SBROLLINI, NARDUOLO, ZARDINI. — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
sono stati resi pubblici i lavori commissionati dalla giunta della regione Veneto e relativi allo «Studio sugli esiti materni e neonatali in relazione alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas)»;
il documento, predisposto e consegnato nel mese di settembre 2016 alla regione Veneto, fino a gennaio 2017 non era stato reso pubblico, né consegnato ai consiglieri regionali. La pubblicazione dello stesso è avvenuta solamente in seguito ad alcune recenti indiscrezioni della stampa locale. L’indagine è stata condotta del «Registro Nascita – Coordinamento Malattie Rare Regione Veneto»;
l’attenzione dello studio è stata rivolta maggiormente al confronto dei dati tra i comuni in cui si è registrata la massima esposizione ai Pfas. L’area maggiormente colpita dall’inquinamento da Pfas riguarda i seguenti comuni delle province di Vicenza e Verona: Albaredo D’Adige, Alonte, Arcole, Asigliano Veneto, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Brendola, Cologna Veneta, Legnago, Lonigo, Minerbe, Montagnana, Noventa Vicentina, Poiana Maggiore, Pressana, Roveredo di Gua’, Sarego, Terrazzo, Veronella, Zimella;
inoltre, si sono analizzati anche gli altri comuni in cui si è registrata un’esposizione ai Pfas superiore a quella indicata come limite di sicurezza dall’Istituto superiore di sanità ed i comuni a questi confinanti. Tali dati sono stati confrontati con quelli della regione Veneto presi globalmente e per singole macroaree;
durante il periodo indagato (2003-2015) sono avvenuti in Veneto 556.314 parti di donne residenti, 15.365 dei quali hanno riguardato madri residenti nei comuni più coinvolti dalla presenza di Pfas:
dall’esame delle schede di dimissione ospedaliera, considerando la presenza di specifiche patologie, è emerso che le madri dell’area interessata hanno avuto un rischio più elevato di preclampsia (4,46 per cento versus 3,6 per cento) e di diabete gestazionale (5,35 per cento versus 3,13 per cento), maggiore del Veneto nell’insieme, ma anche di tutte le altre aree se considerate separatamente;
dal 2003 al 2013, nell’area interessata da Pfas, la prevalenza di SGA (piccoli per età gestazionale) è più elevata (3,6 per cento e 3,5 per cento) rispetto a tutte le altre aree indagate e quindi del Veneto (3 per cento e 2,9 per cento). Solo nell’ultimo biennio (dopo l’utilizzo dei filtri per gli acquedotti), nella stessa area, la prevalenza di SGA subisce un decremento, raggiungendo valori sovrapponibili alla media del Veneto (3,1 per cento);
analizzando per singoli apparati, spicca, nell’area in cui sono presenti Pfas, una prevalenza più elevata per le anomalie del sistema nervoso (5,1 per mille versus 3,6 per mille); attuale campo di indagine tra i ricercatori; del sistema circolatorio (1 per mille versus 0,6 per mille) le per le anomalie cromosomiche (2,2 per mille versus 1,6 per mille);
in sintesi, in accordo con la letteratura scientifica internazionale relativa ai Pfas, lo studio evidenzia, in particolare, l’incremento della pre-eclampsia, del diabete gestazionale, dei nati con peso molto basso alla nascita, dei nati SGA e di alcune malformazioni maggiori, tra cui anomalie del sistema nervoso, del sistema circolatorio e cromosomiche. Va osservato che le malformazioni sono eventi rari che necessitano di un arco temporale di valutazione più esteso per giungere a più sicure affermazioni. Riguardo al diabete gestazionale si rileva un evidente gradiente di rischio che si riduce progressivamente, allontanandosi dall’area interessata da Pfas. Per confermare l’esistenza di un nesso causa-effetto è necessario disporre dei dati di biomonitoraggio e di esposizione sui singoli individui;
dall’analisi effettua, lo stesso ente incaricato della ricerca suggerisce necessità di ulteriori approfondimenti;
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se e come il Governo intenda intervenire, anche per il tramite, dell’Istituto superiore di sanità come organo tecnico-scientifico in materia sanitaria, al fine di promuovere un valido controllo della salute pubblica nelle aree interessate dall’altra presenza delle Pfas. (5-10263)
3 febbraio 2017