Andrea Alba. Pfas, la «zona rossa» verrà ampliata. Ma non solo: lo screening del sangue e delle condizioni di salute sarà esteso anche ad altri residenti dell’area dove la falda è più contaminata fra Vicenza, Verona e Padova.
«Entro aprile definiremo in modo particolareggiato i comuni che in parte o in tutto entreranno a far parte dell’area rossa. E più avanti lo screening verrà effettuato anche ai residenti dell’area “arancione”» specifica la dottoressa Francesca Russo, della direzione prevenzione della Regione Veneto.
La conferma è arrivata ieri dopo un incontro nella sede di Arpav Vicenza fra gli assessori regionali alla Sanità e Ambiente, Luca Coletto e Giampaolo Bottacin, il direttore della sanità veneta Domenico Mantoan, Russo, il dg dell’Arpav Nicola Dell’Acqua e i sindaci del coordinamento dei Comuni contro l’inquinamento da Pfas. Molteplici i nodi sul tavolo, nella riunione voluta dai primi cittadini: la questione del finanziamento da 80 milioni di euro per nuovi acquedotti; la zona «arancione»; le plasmaferesi, ad oggi bloccate; il monitoraggio sugli alimenti. Per quanto riguarda il primo tema, la risposta di Bottacin è negativa: «I fondi per i nuovi acquedotti sono ancora bloccati a Roma. Ammesso che ci siano». Rimangono sospesi anche i trattamenti di plasmaferesi per quei cittadini della zona più contaminata in cui lo screening ha evidenziato elevatissime concentrazioni di Pfas: «È una situazione certamente frustrante, ma per ora è tutto fermo. Il blocco è arrivato dal livello ministeriale – ricorda Russo –, l’assessore ha inviato una lettera al ministero e per ora non c’è stata risposta. Quanto al secondo ciclo di analisi sugli alimenti, i risultati dovrebbero arrivare a giorni: comunque, ripetiamo che non è il cibo ad aver portato la contaminazione, è stata l’acqua».
La vera novità è invece l’imminente revisione della «zona rossa», l’area dove la falda è più contaminata e si ritiene che i cittadini siano stati più interessati dall’assunzione di Pfas con l’acqua potabile. «Stiamo svolgendo un lavoro particolareggiato e georeferenziato, in alcuni comuni ci sono utenze in zona rossa e altre in zona arancione. Abbiamo fatto degli incontri con i gestori, con Arpav e la direzione ambiente – spiega la specialista –, la verifica viene fatta in base a dati sulle acque sotterrane e su quelle potabili, ad esempio ci si accerta se in una determinata area la popolazione era dipendente dalle fonti di Almisano. Le analisi sulla popolazione ci dicono che il criterio usato per definire in prima istanza la zona rossa è stato corretto. Ora stiamo valutando quali comuni o porzioni di comuni aggiungere». In tutte le aree che verranno inserite i residenti dai 14 ai 65 anni saranno invitati a fare lo screening sanitario gratuito. È inoltre probabile una revisione dello stesso campione: «È probabile la verifica anche degli “under 14”, stiamo verificando fino a che età» osserva Russo.
I sindaci – da Noventa a Sarego, da Poiana a Minerbe, sono sedici i municipi del coordinamento – hanno espresso soddisfazione: «Con Arpav – osserva il vicesindaco di Noventa Vicentina Mattia Veronese – abbiamo concordato di svolgere degli incontri periodici a tutela e garanzia dei nostri cittadini, che verranno tempestivamente informati».
Il Corriere del Veneto – 1 febbraio 2018