Entro l’estate arriverà il secondo ciclo di terapie per i vicentini nel cui sangue sono state trovate ingenti quantità di Pfas. E nei casi più seri si potrebbe intervenire con la plasmaferesi, una sorta di dialisi che «filtra» l’organismo da Pfoa e Pfos. Sono le rassicurazioni che ieri l’assessore veneto alla Sanità Luca Coletto e la dirigente Francesca Russo hanno dato a una delegazione di 15 genitori dell’Ovest Vicentino, dopo i risultati del primo ciclo di analisi su minorenni e diciottenni della «zona rossa», i 21 Comuni dove la falda è più inquinata tra Vicenza, Bassa Veronese e Bassa Padovana. Il maxi-screening ha evidenziato pure nei 14enni livelli di Pfoa nel sangue fino a quote di 200 nanogrammi per litro. «All’assessore Coletto i genitori hanno ribadito la loro sofferenza – osserva Guarda, consigliera regionale (lista Moretti) che ha accompagnato la delegazione – Abbiamo avuto garanzia del prosieguo del monitoraggio nella fase di cura delle patologie rilevate e plasmaferesi per i casi con concentrazioni più alte».
I cittadini hanno insistito anche per una diversa modalità di comunicazione dei risultati delle analisi, oltre ad una formazione specifica per i medici di base. «Troppe cose sono sfuggite agli organi di controllo – commenta Dario Muraro, uno dei genitori – Coletto ci ha mostrato la delibera sulla seconda fase di interventi, in approvazione: ci sono alcune delle azioni che chiedevamo. Trovo positivo questo atteggiamento e impegno da parte della sanità veneta. Quello che invece non sta funzionando è che il problema dei Pfas sia affrontato in modo separato dalla sanità e dal settore ambientale. Devono andare a braccetto: chiederemo un incontro anche all’assessore veneto all’Ambiente Gianpaolo Bottacin».
Fra le richieste dei cittadini c’è anche quella di diversificare le fonti di approvvigionamento di acqua potabile nell’area contaminata.
Andrea Alba – Il Corriere del Veneto – 7 giugno 2017