Boccioni di acqua lungo i corridoi del nido, delle scuole d’infanzia, delle primarie e delle medie, oltre ad un filtro di depurazione sui rubinetti della cucina che sforna i pasti per le mense degli istituti statali. Il tutto per «liberare» dai Pfas gli studenti e il personale delle scuole gestite dal Comune. È questa l’ultima decisione in tema di maxi inquinamento della falda da composti perfluoroalchilici presa dall’amministrazione di Lonigo. «La richiesta proviene dalle mamme e dai comitati – spiega il sindaco di Lonigo Luca Restello -. Anche se l’acqua è potabile, c’è ancora una presenza di Pfas. Come Comune vogliamo dare un segnale di compartecipazione, quindi i 3 centesimi a pasto di aumento dovuti all’installazione del filtro nei rubinetti della cucina della scuola d’infanzia Rodari, da cui viene preparato il cibo per tutte le altre scuole, vengono coperti dal Comune». Già da tempo nelle mense del nido, delle due scuole dell’infanzia, delle tre scuole primarie e nella scuola media in mensa vengono distribuite bottigliette d’acqua, ora arrivano anche il depuratore centrale e i boccioni da cui servirsi al posto di bere l’acqua che esce dai rubinetti dei bagni. «I boccioni saranno sorvegliati dagli assistenti scolastici – continua Restello – e abbiamo chiesto a chi ce li fornisce la garanzia che l’acqua sia priva di Pfas». Ma per il sindaco sulla questione si deve fare di più, per questo con i vari comitati sta lavorando alla manifestazione prevista in città l’8 ottobre.
Nel frattempo comincia a muoversi e ad incassare un consenso importante la commissione d’inchiesta veneta sui Pfas, che si è insediata martedì a palazzo Ferro Fini. Il gruppo di consiglieri intende ascoltare gli attori del territorio, compresa la Miteni di Trissino, responsabile secondo l’Arpav dello sversamento delle sostanze inquinanti nella falda negli anni passati. L’azienda chimica fa sapere di voler collaborare, annunciando che la commissione avrà a disposizione «i risultati dell’indagine che i consorzi di depurazione stanno effettuando sugli utilizzatori dei Pfas. Siamo certi – precisano da Miteni – che i risultati di questa indagine descriveranno un quadro del tutto nuovo sull’origine delle fonti di immissione dei Pfas nell’ambiente».
Intanto, è polemica tra opposizione e maggioranza in Regione. La consigliera del Pd Alessandra Moretti chiede tramite un’interrogazione «come mai la Regione non abbia ancora attivato lo screening per rilevare la presenza di Pfas su un campione di 50 bambini nati nel 2013 e residenti nella zona rossa». In tutta risposta l’assessore veneto alla Sanità Luca Coletto commenta: «Eviti di parlare prima di aver capito, sennò rischia una nuova nomination a “lady mi correggo”. Lo screening partirà appena verranno elaborate le modalità corrette».
Elfrida Ragazzo – Il Corriere del Veneto – 31 agosto 2017