L’opportunità di partecipare ad uno screening per capire se siano stati assunti Pfas nell’organismo e se ciò stia provocando conseguenze sulla salute, non è stata colta dai cittadini residenti di tutta la zona arancione.In questa zona figurano anche 12 comuni nella provincia di Vicenza e sono lo stesso capoluogo, Altavilla, Arcugnano, Arzignano, Creazzo, Gambellara, Montebello, Montecchio Maggiore, Monteviale, Sovizzo e Trissino. A questi si aggiunge San Bonifacio, in provincia di Verona.
Secondo le opposizioni in Consiglio regionale, in particolare il consigliere Pd Andrea Zanoni, che sta promuovendo iniziative su questo tema a Venezia, e secondo i No-Pfas e alcuni cittadini, però, a pesare su questa situazione è il fatto che le analisi sono a pagamento: costano 90 euro a persona e, oltre tutto, i cittadini non sarebbero stati informati adeguatamente.
Prenotazioni scarse
Secondo quanto riferisce la Regione, che ha annunciato l’avvio delle analisi fra fine di maggio e inizio giugno, ad oggi hanno fatto richiesta di partecipare alle analisi solo 42 persone. Risultato decisamente scarso, visto che sono potenzialmente interessati i residenti di 12 Comuni, 11 dei quali della provincia berica. Si tratta, quindi, di decine di migliaia di persone. «Per accedere al dosaggio dei Pfas non è richiesta alcuna prescrizione del medico di base, basta contattare, anche dopo l’avvio dei test, la centrale Screening Pfas dell’Ulss di competenza», scrive la Regione.
«La Regione ha annunciato che inizieranno a breve i test sugli utenti interessati a effettuare il dosaggio dei Pfas, residenti nei comuni della zona arancione. Ma le domande sono state pochissime, appena 42, perché la compartecipazione alla spesa di 90 euro a persona è decisamente esosa». Sono le parole sono del consigliere Andrea Zanoni.
«Va poi considerato che a tali analisi si dovrebbero sottoporre intere famiglie, che se hanno figli al di sotto dei 9 anni o componenti al di sopra dei 65 anni devono anche pagare la prestazione per intero – continua l’esponente Dem – Di conseguenza, per molti cittadini, questi screening risultano economicamente improponibili. Tutto questo era facilmente prevedibile». «Non a caso – ricorda Zanoni – avevo presentato a inizio aprile un’interrogazione con la quale denunciavo i costi spropositati, chiedendo perché non fosse stata prevista la gratuità quantomeno per le fasce di popolazione più fragili».
Mamme no Pfas: informazione scarsa
Secondo le Mamme no Pfas, «le persone non sono state informate in modo chiaro di questa opportunità, tanto che stanno attendendo che il servizio venga attivato per potersi iscrivere». Le attiviste sottolineano che sino ad ora chi si è rivolto ai medici di famiglia per avere informazioni non hanno ottenuto risposte – «anche loro non ne sapevano nulla» – e ricordano che non è irrilevante il fatto che siano esclusi dal test bambini ed anziani.
Secondo quanto riportato sul sito dell’Ulss 9, i residenti di Lobia e Locara possono prenotarsi scrivendo a informazionipfas@aulss8.veneto.it .
Il Giornale di Vicenza