Venticinquemila veneti accederanno al secondo livello dello screening sull’inquinamento da Pfas, i composti perfluoroalchilici presenti nella falda fra Vicenza, Verona e Bassa Padovana ma in misura consistente anche nel sangue dei residenti della zona «rossa», la più colpita. Ieri i dirigenti dell’Usl 8 ne hanno parlato a medici di base e pediatri a Montecchio Maggiore.
In tutto, sono 185mila persone ad essere coinvolte nello screening, che riguarda i residenti dai 14 ai 65 anni. «C’è l’idea di aggiungere un piccolo campione di bambini di quattro o cinque anni, nati cioè dopo che nel 2013 le Usl hanno obbligato i gestori dell’acqua potabile a dotarsi di filtri a carboni attivi», ha spiegato il dg dell’Usl 8 Giovanni Pavesi.
Giampaolo Stopazzolo, direttore del distretto socio-sanitario ovest dell’azienda, assieme agli specialisti Rinaldo Zolin e Adolfo Fiorio ha delineato la seconda fase del monitoraggio, deliberata qualche giorno fa dalla giunta regionale. «Riguarderà chi ha livelli di Pfas nel sangue elevati e uno o più valori non a norma, o anche livelli più bassi ma altre irregolarità – ha spiegato Stopazzolo -. Secondo le nostre stime è il 38 per cento del totale ma vanno esclusi i tanti già seguiti per problemi cardio-vascolari e altre patologie croniche. In tutto, stimiamo 25mila persone».
Della contaminazione da Pfas – che l’Arpav del Veneto ha fatto risalire all’attività degli ultimi decenni dell’industria Miteni di Trissino e su cui è in corso un’indagine della procura di Vicenza con i carabinieri del Noe – i composti considerati più pericolosi sono i Pfoa (il limite tollerato è di 8 nanogrammi litro nel sangue) e i Pfos. «Finora gli Pfos, negli esaminati, sono a norma, la media Pfoa invece è di 75 nanogrammi a Lonigo, 44 a Legnago e 49 a Noventa», ha detto Stopazzolo.
Per chi ha valori molto elevati ci sarà la plasmaferesi (una sorta di dialisi). L’argomento Pfas tiene banco anche in politica con un duro botta e risposta ieri fra la senatrice dem Laura Puppato e l’assessore veneto all’Ambiente Giampaolo Bottacin. Domani alle 10 se ne parlerà in un incontro organizzato a palazzo Cordellina a Vicenza da Studio 3A.
Andrea Alba – Il Corriere del Veneto – 23 giugno 2017
Pfas, bagarre a distanza tra Puppato e Bottacin Botta e risposta sul piano degli interventi e sui fondi
La tensione per il tema Pfas aumenta. Anche dal punto di vista politico con botta e risposta a distanza. Ieri Laura Puppato, senatrice del Pd accusava per l’ennesima volta la Regione: «La firma dell’Accordo tra Ministero, Regione e Comuni nell’area del Fratta-Gorzone è arrivata, seppure con un ritardo di quasi 4 mesi. Un ritardo che non si giustifica vista l’urgenza del procedere con investimenti atti a risolvere forse il più rilevante problema sanitario in Italia. Per l’urgenza si sono recuperati i fondi del lontano 2001 mai utilizzati, ora è necessario individuare un timing degli interventi per li risanamento eil monitoraggio della qualità idrica. E altrettanto celermente va resa operativa la delibera di giunta regionale del marzo 2017 che obbliga allo posta mento degli stabilimenti inquinanti dalla falda. Ci stiamo mettendo troppo a svolere questi passaggi burocratici e rischiamo di perdere altri fondi, oltre ai 23 milioni persi e poi recuperati grazie al governo. La Commissione ha analizzato la situazione giungendo ad uno studio dettagliato e offrendo spunti alla politica e alle istituzioni giudiziarie. La Regione in questo frangente però latita: scrive ma non attua».
A distanza smonta ogni accusa l’assessore all’ambiente Gianpaolo Bottacin: «Non paga della magra figura di qualche giorno fa sui Pfas, dimostrando di non conoscere i contenuti della relazione dei Carabinieri dei Noe, sottoscritta anche da Arpav, che hanno espresso apprezzamento per la delibera regionale dello scorso febbraio, Puppato insiste su argomenti di cui parla senza essere aggiornata sui fatti – esordisce -. Lo dice l’assessore regionale lo ha inoltrato al Ministro con le sottoscrizioni ancora il 9 giugno. Se un’accelerazione va sollecitata – precisa l’assessore – questa la deve rivolgere al Ministero che è l’unico di cui manca la firma. Non vedo altri rischi se non questo per i fondi previsti». In tema di precisazioni la ditta di Trissino Miteni replica al M5s che in una nota ieri denunciava la presenza di altri inquinanti oltre ai Pfas: « Miteni non ha mai avuto in produzione questa sostanza, quindi se è presente nell’ambiente e nelle persone della regione, non proviene dallo stabilimento. Ancora un volta si dimostra come evidente quanto stabilito da una sentenza del Tribunale superiore delle acque pubbliche, e cioè che il problema dei Pfas a catena lunga si risolve cercando gli utilizzatori, certo non chiudendo l’azienda che non li ha mai prodotti
Il Giornale di Vicenza – 23 giugno 2017