La Giunta regionale ha approvato nella seduta del 13 giugno scorso la delibera 854 con cui vengono fornite indicazioni per l’acqua di abbeverata delle produzioni animali e per l’utilizzo dei pozzi privati da parte delle aziende di lavorazione e produzione di alimenti per il consumo umano con riferimento alla contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche. Con la Dgr in questione la Regione intende quindi mettere “a sistema” quanto già previsto ed avviato con le note del 21 marzo 2016 del Settore Promozione e sviluppo Igiene e sanità pubblica e del 2 gennaio 2017 della Direzione Prevenzione, Sicurezza alimentare, Veterinaria che fornivano indicazioni alle Ulss coinvolte (Ulss 6, 8, 9) di verificare la fonte di approvvigionamento delle aziende zootecniche e delle aziende che producono alimenti per il consumo umano localizzate nell’area della contaminazione da Pfas.
Per tutelare adeguatamente la salute pubblica si ritiene necessario disporre che, nelle aree della contaminazione, come delimitate nella Dgr 213 del 23 dicembre 2016, l’acqua destinata ad usi zootecnici e alla produzione di alimenti rispetti i livelli previsti dal parere del Ministero della Salute del 29 gennaio 2014 per l’acqua destinata all’uso umano: livelli di performance (obiettivo) per il Pfoa = o < 500ng/l; per il Pfos = o < 30ng/l; altri Pfas (somma delle rimanenti 10 sostanze Pfas) = o < 500ng/l. In tal senso si è espresso il Gruppo di lavoro “Gestione della sorveglianza degli alimenti in ordine alle sostanze perfluoroalchiliche.
L’Istituto superiore di sanità con nota del 18 maggio 2017 ha formalmente condiviso la raccomandazione, anche per le acque di abbeverata, dei limiti di contaminazione per i Pfas pari a quelli indicati dal parere del Ministero della Salute del 29 gennaio 2014 per le acque destinate al consumo umano.
Nella stessa seduta di giunta è stata approvata anche la delibera 851 con cui viene varato il secondo livello del Protocollo di screening della popolazione veneta esposta a sostanze perfluoroalchiliche e del Trattamento di soggetti con alte concentrazioni di Pfas.
Come si ricorderà con la Dgr 2133 del 23 dicembre 2016 è stato avviato il piano di sorveglianza e presa in carico sanitaria della popolazione esposta ai Pfas in collaborazione con l’Iss e le Ulss interessate dalla contaminazione. In tale Piano era stato previsto che gli individui con concentrazioni sieriche di Pfas superiori all’intervallo di normalità e/o alterazioni degli esami bioumorali e pressori sarebbero stati inseriti in un percorso assistenziale di II livello per la diagnosi tempestiva di eventuali patologie croniche possibilmente correlate all’esposizione a Pfas.
L’attuazione del piano di II livello sarà coordinato dal Centro unico screening del Dipartimento di prevenzione dell’Ulss 8 Berica. Secondo i calcoli della Regione la popolazione da valutare dovrebbe essere intorno alle 9mila unità. Tenendo conto che gli adolescenti, i giovani sono già inseriti in percorsi clinici con la medicina di base, il numero potrebbe ridursi a circa 7mila soggetti.
27 giugno 2017