Luca Fiorin. Conto alla rovescia per lo screening anti-Pfas. Il controllo a tappeto sullo stato di salute della popolazione del Veronese esposta agli effetti alla contaminazione sarà illustrato agli amministratori dei Comuni interessati entro la fine del mese. A dare la notizia di quello che è il primo passo ufficiale in vista dell’avvio dello screening che dovrebbe riguardare, secondo quanto era stato stabilito dalla Regione, tutte le persone di età compresa fra i 14 ed i 65 anni residenti in 13 Comuni della Bassa (Albaredo, Arcole, Veronella, Zimella, Cologna, Bonavigo, Minerbe, Pressana, Roveredo, Legnago, Boschi Sant’Anna, Bevilacqua e Terrazzo) è il sindaco di Cotogna, Manuel Scalzotto. Di questo argomento il primo cittadino della città del mandorlato aveva parlato qualche giorno fa in Consiglio comunale, sulla scorta di un’informazione ricevuta dai vertici dell’Azienda sanitaria. Ora, sempre da lui, arriva anche la conferma che sono arrivati gli inviti ufficiali dall’Ulss 9 Scaligera.
«L’incontro, nel quale ci spiegheranno come funzioneranno i controlli e quali sono i compiti che spettano ai Comuni», anticipa Scalzotto, «è fissato per mercoledì 26 aprile, alle 18, all’ospedale di Legnago».
Se verrà applicato anche qui il metodo utilizzato per le analisi effettuate nel Vicentino, i cui primi risultati hanno evidenziato una presenza di sostanze perfluoro-alchiliche nel sangue dei quattordicenni nettamente superiore a quella della media nazionale, la partecipazione al monitoraggio sarà su base volontaria ed avverrà in risposta ad un invito tramite lettera. Le analisi, che dovrebbero essere compiute dall’Arpav, verranno effettuate partendo dalle fasce più giovani della popolazione. I residenti nei 13 paesi veronesi che rientrano nella cosiddetta zona rossa sono in tutto 72mila, ma solo una parte di essi, sulla base di quanto ha proposto l’Istituto superiore di Sanità, sarà controllata. Quantomeno in questa prima fase, infatti, sono esclusi i più giovani, perché esposti per meno tempo alla contaminazione, ed i più anziani, perché possono avere maggiori fattori di rischio per la salute.
«Personalmente ho già chiesto all’Ulss che vengano estese le analisi anche agli ultrasessantacinquenni, visto che sono quelli che hanno bevuto più a lungo l’acqua delle falde inquinate», sottolinea però il vicesindaco di Cologna Ferdinando Dal Seno. D’altro canto, sin dall’inizio, gli esponenti di Isde Medici dell’ambiente avevano affermato la necessità di controllare anche i bambini «perché potenzialmente soggetti ad alcune patologie teoricamente correlabili ai Pfas». Proprio quando si arriva a parlare operativamente dello screening, che era stato approvato dalla Giunta regionale a ridosso dello scorso Nata le, si scopre che non è possibile effettuare le analisi per i Pfas in maniera autonoma. Nemmeno a pagamento. «Considerato che ho alcuni problemi di salute, volevo vedere se ho sostanze perfluoro-alchiliche nel sangue», riferisce Corrado Fanton, ex consigliere comunale e provinciale di 74· anni che abita a Zimella.
«Per questo», aggiunge, «sono andato dal mio medico di base chiedendogli di prescrivermi le analisi ma ho scoperto che non è possibile farle, neanche pagando il ticket». Un’impossibilità che conferma anche l’Ulss e che è dovuta al fatto che ancora mancano indicazioni specifiche da parte della Regione. «In questo modo viene leso il diritto alla salute dei cittadini sancito dalla Costituzione e, comunque, ritengo sia il caso di controllare tutti i residenti, indipendentemente dalla loro età», osserva Fanton. Il quale è pronto a tornare alla carica: «Devo poter sapere se ho assunto sostanze dannose per la mia salute».
L’Arena – 21 aprile 2017