Carlo Petrini. DAL 3 al 6 ottobre di quest’anno la rete di Terra Madre sbarca a Milano. Giovani contadini, artigiani, pescatori, allevatori, pastori, cuochi, nomadi con meno di 40 anni confluiranno sul finale dell’Esposizione Universale per testimoniare che non si può nutrire il pianeta senza chi la terra la lavora e la accudisce ogni giorno.
Nel 2004 il grande network di Terra Madre si è riunito per la prima volta a Torino, dando il la a un’avventura che non si è più fermata e che ha ogni due anni nel meeting del Lingotto il suo acme. A quel primo appuntamento arrivarono delegazioni da 80 paesi del
mondo. Un’umanità eterogenea e diversissima nel colore, nel credo, nella lingua, nei costumi, nelle abitudini. Un’umanità senza gerarchie né strutture, aperta, libera e curiosa, legata nel nome di “comunità del cibo”: nuclei di produttori del cibo quotidiano nel rispetto dell’ambiente e dell’umanità.
Qui sono nate cooperazioni, incontri e scambi, meravigliose interazioni che hanno saputo superare le difficoltà linguistiche e comunicative, le lontananze geografiche e culturali. Momenti che hanno cambiato la vita a molte persone e a molte comunità, che hanno toccato con mano il fatto di non essere sole a lottare per un’agricoltura di piccola scala, pulita, in armonia con la terra e l’uomo.
Ogni due anni a Torino la rete si è allargata un po’ e rafforzata molto: nel 2014 le delegazioni provenivano da 170 paesi in 5 continenti, praticamente l’Onu dell’agricoltura.
È questo l’universo che arriverà a Milano. Abbiamo scelto il limite dei 40 anni di età per uscire dallo stereotipo tanto poetico quanto falso dell’anziano contadino isolato, che non conosce e non usa le nuove tecnologie della comunicazione, ignaro delle magnifiche sorti dell’agricoltura industriale e ingabbiato in un finto immobilismo passatista.
Al contrario questi giovani conoscono bene i successi della modernità così come i suoi clamorosi effetti perversi, gli apporti positivi così come tutte le falle di insostenibilità del sistema alimentare mondiale e nel rispetto sanno rigenerare la sapienza dei loro vecchi. Sì, perché le toccano con mano ogni giorno nella loro attività, che li mantiene ben radicati con i piedi nei loro territori (spesso marginali e difficili), con grandi problemi di riconoscimento sia dal punto di vista giuridico che economico, vittime delle violenze di un mercato che libero non è.
I giovani che verranno a Milano hanno confidenza con le produzioni moderne e sanno ben figurare nel campo del marketing e della promozione di un modello alternativo. Spesso sono essi stessi i protagonisti di rivoluzioni che impattano grandemente sul panorama alimentare mondiale. Basti in questo senso pensare a che cosa ha significato l’esplosione recente dei Farmers’Market negli USA o la diffusione delle microbirrerie. Cambiamenti di paradigma che non solo hanno mostrato che un altro sistema produttivo e distributivo è possibile, ma hanno anche ridato centralità all’inscindibile rapporto tra uomo e natura, che in definitiva è un rapporto dell’uomo con se stesso.
Oggi molte società così dette avanzate hanno perso il cordone ombelicale che le lega alla terra, e questa incauta superficialità ha generato disastri di proporzioni spaventose. Il pianeta ha perso in 30 anni un terzo delle terre coltivabili, e in un secolo il 70% della biodiversità. Questo preannuncia ulteriori disastri sul piano sanitario e sociale, perché insieme a terre e biodiversità stanno scomparendo proprio i contadini.
I giovani di Terra Madre possono ricostruire la dignità del mondo rurale. Sicurezza, innovazione, sviluppo sostenibile e qualità della vita sono le tematiche centrali che questa giovane umanità che arriverà a Milano sente in prima persona, e dovrebbero essere le vere questioni nodali dell’Esposizione Universale. Nell’attesa di vedere se l’Expo affronterà questi temi, il meeting che inizia il 3 ottobre metterà al centro coloro che sono i veri protagonisti della nutrizione del mondo perché ogni giorno arano, seminano, pescano, cucinano, conservano, trasformano il nostro cibo quotidiano. A Milano verranno, da ogni remoto angolo del pianeta, per rinsaldare e rinnovare quel legame di intelligenza affettiva che unisce tutti i contadini del mondo.
Non potevamo assistere all’EX-PO dedicato a “nutrire il pianeta” senza i contadini. Per questo abbiamo deciso di convocarli, nel mese in cui la grande kermesse si avvierà alla chiusura. Anche in virtù dei lavori della Carta di Milano, la politica deve ascoltare questa umanità e le sue voci, avendo la capacità di cogliere le istanze di quelli che sono i veri protagonisti di un pianeta che mangia e che mangiando crea relazioni, dirime questioni, dialoga con il sacro e cura il benessere del corpo e dello spirito. I giovani contadini di ogni angolo del globo arriveranno a Milano con le idee chiare e il piede fermo, come si conviene a coloro che portano in sé conoscenze e saperi millenari. Milano ha bisogno di loro, il mondo ha bisogno del loro esempio e della loro voce.
Repubblica – 21 marzo 2015