Il segretario nazionale chiede che sia creata un’apposita e transitoria task force di veterinari pubblici non noti alla popolazione del territorio e la convocazione dell’Osservatorio ministeriale
In una lettera a firma del presidente Aldo Grasselli il sindacato dei veterinari segnala al Ministro “atti intimidatori, aggressioni e minacce esplicite o velate sono rivolte ormai con regolarità ai veterinari che si trovano in prima fila a fronteggiare il problema della PSA, che purtroppo come risaputo ha anche una forte motivazione socioeconomica”.
31 MAG – “L’azione posta in campo in Sardegna – si legge nella lettera a firma del presidente Sivemp Aldo Grasselli – per combattere il pascolo brado dei suini allevati illegalmente e conseguire quindi l’eradicazione della peste suina africana pone un serio problema di sicurezza dei veterinari pubblici che in quei territori sono chiamati ad assicurare le attività professionali sia ordinariamente che durante le fasi di contrasto alle attività illecite”.
“Nel territorio del comune di Desulo – precisa – a seguito della cattura di diversi branchi di suini detenuti illegalmente, la popolazione è intervenuta in forze per ostacolare le fasi di cattura e abbattimento degli animali e si è creata una situazione di forte tensione nei confronti delle forze dell’ordine e dei veterinari in servizio. Questa azione che per tutta la giornata ha tenuto impegnate le istituzioni, fortunatamente, si è conclusa positivamente anche grazie alla intermediazione dei veterinari della ASL che hanno convinto i proprietari a regolarizzare i propri maiali”.
“È tuttavia necessario – spiega – segnalare che atti intimidatori, aggressioni e minacce esplicite o velate sono rivolte ormai con regolarità ai veterinari che si trovano in prima fila a fronteggiare il problema della PSA, che purtroppo come risaputo ha anche una forte motivazione socioeconomica. L’azione repressiva è solo ai primi passi per cui ci permettiamo di suggerire che a supporto di queste azioni si crei una apposita e transitoria task force di veterinari pubblici non noti alla popolazione del territorio su cui debbono intervenire, per evitare di esporre a atti violenti chi in quei territori opera stabilmente e vive con la famiglia”.
“Si pone ancora una volta – conclude – in modo pressante il problema dell’incolumità dei veterinari pubblici, dei loro famigliari e dei loro beni per i quali l’Osservatorio Nazionale sulla sicurezza degli operatori e sulle attività di Medicina Veterinaria Pubblica, pur registrando un costante aumento dei casi denunciati, non ha proposto ad oggi soluzione alcuna”.fonte:
Quotidiano sanità – 31 maggio 2013