Dieci tonnellate di carne suine di origine cinese sono state sequestrate in un magazzino alimentare all’ingrosso nella zona industriale di Padova. L’operazione, che ha portato alla distruzione dell’ingente quantitativo di alimenti importati illegalmente dalla Cina, è stata condotta dal Baschi verdi della compagnia della Guardia di finanza patavina, guidati dal colonnello Fabio Dametto, in collaborazione con il Servizio veterinario di Igiene degli alimenti di origine animale e con i tecnici della prevenzione dell’Ulss 6 Euganea.
L’importazione di carne suina cinese è vietata sulla base di un provvedimento del ministero della Salute finalizzato a scongiurare la diffusione anche in Italia dell’epidemia di peste suina africana che ha recentemente colpito la Cina.
Da tempo la Finanza aveva iniziato una attività di analisi e approfondimento dei flussi di importazione delle merci dalla Cina, con particolare riguardo a quello alimentare, procedendo alla mappatura e al periodico monitoraggio degli esercizi commerciali che si occupano di questo business. L’attività in questione era risultata particolarmente dinamica a livello imprenditoriale, tanto da essere uno dei maggiori players a livello regionale nelle forniture all’ingrosso di prodotti etnici destinati ai ristoranti orientali.
In occasione dell’arrivo di un container di importazione, che formalmente trasportava solo generi alimentari di origine vegetale, le fiamme gialle sono entrate in azione per verificare la corretta rispondenza alla normativa doganale quanto a quella in materia di tracciabilità ed etichettatura
I veterinari e i tecnici della prevenzione arrivati in supporto hanno subito scoperto che tutte le derrate erano state stoccate nel container provocando un’interruzione della catena del freddo. Pertanto, l’intera partita di merce, consistente in circa 23.000 chili di prodotti vegetali, è stata sottoposta a sequestro amministrativo, al fine di esperire analisi microbatteriologiche per così scongiurare la circolazione di partite di merce nocive per la salute pubblica.
Nel corso delle operazioni di scarico del container, però, è emersa, il preoccupante sospetto che i prodotti alimentari di origine vegetale altro non fossero che un carico di copertura per celare l’importazione illegale di carne suina. Tali prodotti vegetali erano presenti solo nella parte posteriore del container mentre in quella anteriore erano stipati prodotti di origine animale, mentre la documentazione accompagnatoria in fotocopia citava il solo il trasporto di prodotti di origine vegetale.
Insomma le carni erano state nascoste. Appena accertati il tipo di carne e la provenienza, l’autorità sanitaria ha deciso di procedere subito con la distruzione del carico.
Infatti, l’esame dei prodotti di origine animale ha permesso al personale specializzato del Servizio veterinario Igiene degli alimenti di origine animale dell’Ulss di appurare che si trattava di 9.420 chili di di carni suine provenienti dalla Cina, altamente pericolose per il grave rischio di contaminazione dovuto alla peste suina africana, malattia virale che ha devastato la popolazione suinicola di diversi Paesi e che imperversa soprattutto negli allevamenti del continente asiatico.
Un carico ingente a conferma che, con l’avvicinarsi dei festeggiamenti del Capodanno cinese, le carni suine sono particolarmente richieste dagli immigrati, che le acquistano a prezzi inferiori incuranti delle potenziali conseguenze per la salute.
Sentito il Ministero della Salute, il personale dell’Ulss ha emesso un provvedimento d’urgenza disponendo il sequestro e la distruzione delle carni illegalmente importate. Al sequestro è seguito l’invio ad una ditta specializzata per la gestione di spoglie animali, per il successivo inoltro allo smaltimento, sotto il controllo dei servizi veterinari.
L’imprenditore cinese è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Padova per i reati di commercio di sostanze alimentari nocive, diffusione di malattie delle piante o degli animali, contrabbando e per violazione della disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande. L’eventuale condanna del trasgressore, essendo il fatto di particolare gravità e provocando un pericolo per la salute, potrebbe condurre alla chiusura definitiva dell’esercizio e alla revoca del provvedimento amministrativo che consente lo svolgimento dell’attività economica.
Nel corso dell’operazione sono stati scoperti anche tre lavoratori bengalesi senza contratto, in nero. Al fine di impedire fin da subito l’ulteriore perpetrazione di condotte criminali e alla luce dei numerosi precedenti specifici in capo ai titolari, il Gip del Tribunale di Padova, su proposta della locale Procura della Repubblica, ha disposto il sequestro preventivo dell’attività commerciale.
La ditta cinese non andrà esente neppure da sanzioni in materia di normativa doganale: le carni suine, sequestrate e successivamente distrutte, erano state acquistate in contrabbando perché – sdoganate a Rotterdam – sono state importate nel territorio dell’Unione Europea senza pagare i dazi doganali e l’Iva, che ora la locale Agenzia delle Dogane provvederà a recuperare.
I Finanzieri, insieme al personale sanitario, hanno eseguito, nei giorni seguenti, altri tre interventi presso due clienti e un competitor della ditta cinese, al fine di individuare ulteriori lotti di carne suina illecitamente importati.
E infatti sono state riscontrate altre irregolarità che hanno portato al sequestro amministrativo di 200 chili circa di generi alimentari (animali e vegetali) rinvenuti presso i magazzini dei rivenditori e dei ristoratori ispezionati poiché conservati in condizioni igieniche inidonee.
«Questo intervento tempestivo della Finanza e della Procura ha consentito di arginare una potenziale epidemia – ha sottolineato il procuratore generale Antonino Cappelleri nel corso della conferenza stampa che ha presentato l’operazione – determinante la collaborazione con l’Ulss che è stata immediata». «Il morbo della febbre suina africana si diffonde rapidamente tra maiali e cinghiali, non intacca l’uomo – spiega Domenico Scibetta, direttore generale dell’Usl di Padova – il virus resiste a basse temperature anche per anni, ma viene disinnescato dalla cottura della carne, l’obiettivo della normativa europea che vieta le importazioni di carne suina potenzialmente tossica dalla Cina ha l’obiettivo di evitare la contaminazione con i capi sani, è per questo che non è importante verificare che la carne sia contaminata, semplicemente la carne non può essere importata, per questo è stata immediatamente distrutta».
LA SCHEDA
La Peste suina africana (PSA) è una malattia virale che colpisce suini e cinghiali con un vasto potenziale di diffusione. Un’eventuale epidemia di PSA sul territorio nazionale potrebbe ripercuotersi pesantemente sul patrimonio zootecnico suino con danni ingenti sia per la salute animale che per il comparto produttivo suinicolo e sul commercio internazionale di animali vivi e dei loro prodotti. L’Organizzazione mondiale per la sanità animale ha inserito la PSA nella lista delle malattie denunciabili: qualunqu e caso sospetto deve essere denunciato all’autorità competente. Nei Paesi indenni la prevenzione dall’infezione si effettua attraverso il severo controllo dei prodotti importati e la costante sorveglianza sullo smaltimento dei rifiuti alimentari, di ristoranti,navi e aerei.
Nei Paesi infetti il controllo si effettua attraverso l’abbattimento e la distruzione dei suini positivi e di tutti gli altri presenti all’interno dell’allevamento colpito dalla malattia.
Nel 2014 è esplosa un’epidemia di PSA in alcuni Paesi dell’Est della UE. Da allora la malattia si è diffusa in numerosi Paesi. In Italia, la malattia è presente dal 1978 soltanto in Sardegna, dove negli ultimi anni si registra unanetta riduzione del numero di focolai e dove è attivo un piano di eradicazione.
Nel mondo è endemica nell’Africa sub sahariana ed è presente nei paesi dell’estremo oriente, tra cui la Cina, dove in virus si sta propagando in maniera preoccupante dal 2018. La Cina è il principale produttore, importatore e consumatore di carne di suino, si allevano ogni anno 500 milioni di suini e per fermare i focolai sono stati abbattuti fino a novembre 100 milioni di capi.
Nelle foto: un momento della conferenza stampa che ha presentato l’operazione, cui era presente anche il direttore generale dell’Ulss 6, Domenico Scibetta, e la merce sequestrata
22 gennaio 2020