Il servizio di Report
E ora è l’Italia a vivere l’incubo della peste suina. Il primo allevamento dove è stato trovato il virus risale ad agosto. Da allora sono stati abbattuti più di 40.000 maiali provenienti da una decina di allevamenti, quasi tutti concentrati nella provincia di Pavia. Ma forse il virus non si sarebbe diffuso così velocemente se uno dei primissimi allevatori colpiti avesse denunciato tempestivamente la moria di 400 maiali nel suo allevamento, anziché mandarli di corsa al macello per trarne un po’ di profitto. Diversi Paesi, come Giappone e Corea, hanno vietato l’importazione di carne di maiale dall’Italia. Ed è il professore di Microbiologia dell’Università di Milano, Claudio Bandi, a spiegarci che “l’aspetto straordinario di questo virus, è la sua sopravvivenza, la sua resistenza all’interno delle carcasse, all’interno delle carni. Si stima che nelle carni preparate, come può essere un prosciutto crudo o un salame, potrebbe resistere per mesi”. È un virus, quello della peste suina, che non contagia l’uomo, ma è sufficiente che in un allevamento un solo animale si infetti che, per precauzione, vengono abbattuti tutti, perché contro il virus non esistono né cure né vaccini, e tutti gli sforzi sono indirizzati a evitare la diffusione ad altre strutture.