Il piano straordinario per l’eradicazione della Peste suina africana, proposto dal commissario straordinario Vincenzo Caputo, è stato approvato in Conferenza Stato-Regioni. Il Piano ha valenza quinquennale (2023-2028) e incarica le regioni di monitorare le attività di cattura e abbattimento, e di redigere, con cadenza quadrimestrale, la rendicontazione al commissario. Si tratta di un piano con azioni da rimodulare annualmente in ragione dei risultati raggiunti rispetto agli obiettivi previsti.
Il piano si articola in sei azioni strategiche:
- Ricerca attiva di carcasse e monitoraggio epidemiologico per verificare la distribuzione e l’andamento dell’epidemia di Psa
- Depopolamento specie cinghiale tramite cattura e abbattimento
- Applicazione delle misure di biosicurezza negli allevamenti suini
- Installazione di barriere fisiche che delimitino la zona infetta e limitino la circolazione degli animali potenzialmente infetti
- Corretta gestione dei rifiuti finalizzata ad impedire ai suini selvatici di trovare fonti di sostentamento nei pressi dei centri urbani e degli allevamenti di suini.
- Metodi alternativi di contenimento della specie
Il piano suddivide il territorio nazionale in “classi di criticità complessiva” che tengono conto della numerosità di suini e di allevamenti e dell’accertata presenza del nel territorio e della vicinanza con regioni in cui è presente la malattia. Per ogni regione, riferisce Anmvi Oggi, è anche rilevato il valore economico, medio annuale, dei danni all’agricoltura, dichiarati nel triennio 2019-2021 e una valutazione del prelievo medio realizzato nel triennio 2019-2021.
Il piano mira ad aumentare significativamente (oltre il 200%) l’entità degli animali abbattibili con metodi selettivi – caccia di selezione e controllo – e prevede un incremento del 40% circa dei prelievi da conseguire attraverso la caccia collettiva. Il prelievo da realizzare in attività venatoria rappresenta complessivamente quasi il 74% (453.800 capi) del prelievo complessivo previsto (612.000).
Nel caso sia stata registrata la malattia sul territorio di competenza, le regioni devono elaborare dei Piani di eradicazione con le sei azioni strategiche citate in precedenza e illustrate nel piano straordinario. In particolare, nel depopolamento rientra anche la proposta di creare una “filiera alimentare della selvaggina” per valorizzare le carcasse e verranno anche attivati dei corsi di formazione per gli operatori del settore agroalimentare relativi alle modalità di applicazione delle misure di biosicurezza e utilizzo del sistema Classyfarm e di aprire dei punti di macellazione designati. Ma le Regioni possono anche proporre metodi alternativi di contenimento: in un’intervista al Quotidiano Sanità, il commissario Caputo ha parlato “dell’utilizzo di farmaci anticoncezionali, somministrati attraverso esche, che potrebbe ridurre drasticamente la nascita degli animali. Un metodo meno cruento e meno costoso della cattura degli animali. Su questo metodo sono in corso studi che la comunità scientifica sta vagliando con attenzione”.
IL PIANO STRAORDINARIO DI ERADICAZIONE DELLA PSA