Il Ministero della salute ha diffuso una nota per confermare il caso di Peste Suina Africana in un cinghiale rinvenuto dalla Polizia locale in fin di vita in prossimità della riserva naturale dell’Insugherata, nel Comune di Roma. La nota ribadisce la necessità di innalzare al massimo livello di allerta la sorveglianza passiva sul cinghiale su tutto il territorio nazionale e la vigilanza sulle misure di biosicurezza esistenti negli allevamenti suinicoli, in particolare di tipo semibrado. Angelo Ferrari, commissario straordinario alla peste suina africana, e Pierdavide Lecchini, direttore generale DGSAF, invitano ad incrementare l’ azione di sensibilizzazione della popolazione, al fine di scongiurare comportamenti che possono rappresentare un rischio di diffusione anche a distanza della malattia sul territorio nazionale. Sul portale del Ministero salute è disponibile una pagina dedicata dove sono elencate raccomandazioni per ridurre la diffusione della patologia e materiale informativo.
Le misure dispongono il rafforzamento della sorveglianza passiva nella zona infetta, l’organizzazione della ricerca attiva di carcasse di cinghiale nelle zone limitrofe (c.d. zona di attenzione); la regolamentazione delle attività e la sensibilizzazione della popolazione circa le principali regole di biosicurezza da mettere in atto in zona infetta; il rafforzamento della vigilanza veterinaria sugli allevamenti di suini presenti sia in zona infetta che nella zona di attenzione; la programmazione della macellazione dei capi presenti negli allevamenti sia commerciali che familiari in zona infetta al fine di ridurre la densità di popolazione recettiva al suo interno.
Raccomandazioni
Chiunque provenga da aree in cui la malattia è presente può rappresentare un veicolo inconsapevole di trasmissione del virus agli animali. Informarsi sui canali ufficiali sulla diffusione della malattia. Anche i cinghiali, liberi di avvicinarsi alle zone antropizzate, oramai rappresentano uno dei mezzi di diffusione del virus, qualora entrino in contatto con allevamenti che non rispettano le norme di biosicurezza o con rifiuti alimentari abbandonati o con lavoratori del settore domestico. E’ indispensabile adottare una serie di comportamenti corretti e di precauzioni per prevenire la diffusione della malattia.