All’inizio, ad agosto, i sintomi che manifestava erano stati scambiati per un principio di depressione che ha portato i familiari a portarla dai migliori specialisti. Ma quei mutismi, quelle continue assenze sono aumentati giorno dopo giorno fino a quando la degenerazione psicofisica della donna e tutti gli accertamenti clinici conseguenti hanno indotto i medici dell’ospedale civile a diagnosticarle un’encefalopatia da prioni, la malattia di cui il morbo della mucca pazza è una variante molto famosa ma molto rara, ma che va comunque verificata.
È per questo che da ieri la morte della maestra elementare 59enne residente a Montesilvano, moglie di un impiegato Asl e madre di un ragazzo, ha fatto scattare tutto il protocollo previsto in questi casi: vale a dire l’autopsia che il medico legale Ildo Polidoro eseguirà questa mattina con prelievi mirati sull’encefalo e su altri organi. Prelievi che saranno poi inviati all’istituto superiore della Sanità che poi manderà i risultati dell’encefalo al centro di riferimento nazionale di Bologna prima di dire con certezza di che tipo di encefalopatia si tratti. Sin da ieri però, il direttore della Asl Claudio D’Amario e il direttore della Stroke Unit dell’ospedale, il neurologo Armando Mancini che ha seguito il caso, hanno sottolineato che non è una forma infettiva.
«Non è trasmissibile», sottolinea Mancini, che precisa: «La mucca pazza è un’anomalia dell’encefalopatia da prioni che invece, normalmente, è determinata da un’alterazione genetica cromosomica data o da una mutazione o da una situazione geneticamente predeterminata che si manifesta nel corso della vita e che porta a una morte rapida e progressiva delle linee neuronali. È una malattia tipica dell’età adulta, tra i 50 e i 60 anni e non è trasmissibile. Tranne», precisa lo specialista, «nella variante della mucca pazza, molto famosa ma molto rara. Nel nostro caso parliamo di una forma degenerativa e non infettiva». Una malattia che Mancini prova a semplificare così: «All’interno del cervello si forma una particolare proteina prionica che distrugge le altre proteine. Questo in sostanza è il meccanismo. La mucca pazza è questo stesso tipo di malattia che viene però trasmessa attraverso l’ingestione di alimenti. Per capire di che si tratta ci sono degli esami, dei test che permettono di capire se si tratta di una forma endogena, come si verifica nel 90 per cento dei casi, o esogena infettiva come la mucca pazza. Purtroppo», conclude Mancini, «è una malattia per la quale non esiste terapia. Negli ultimi anni ho visto altri 3, 4, casi simili, e purtroppo hanno avuto tutti lo stesso rapidissimo decorso». In ogni caso, a fronte della tragedia che ha colpito non solo la famiglia dell’insegnante, ma anche la scuola elementare di via Regina Elena, dove lavorava e dove però era assente da lungo tempo, la Asl ha fatto scattare quello che prevede la normativa nazionale. «Di fronte a casi sospetti è obbligatorio il riscontro autoptico», spiegano dalla Asl dove il marito della donna lavora come impiegato e dove per questo la tragedia è stata particolarmente sentita, «legge alla mano non abbiamo potuto evitare quest’ultimo passaggio particolarmente doloroso per la famiglia già provata dalla malattia». Una malattia che si è manifestata ad agosto con sintomi che lasciavano pensare a un inizio di depressione prima che il quadro clinico peggiorasse con stati di mutismo e di torpore sempre più lunghi accompagnati da scosse muscolari che, dall’elettroencefalogramma si sono rivelate alterazioni tipiche della malattia. Dopo un primo passaggio in Psichiatria la donna, seguita dal direttore della Stroke unit di Mancini (quella che si occupa degli ictus) è passata nel reparto di Rianimazione del dottor Tullio Spina e da qui, fino a ieri, nell’Hospice, la sezione normalmente dedicata ai malati terminali. E dove, dopo quattro dolorosissimi mesi, per la povera maestra è arrivata la fine.
Il Centro – 30 dicembre 2013