Non c’è pace per il persone del Servizio sanitario nazionale. Se è vero, infatti, che le assunzioni di medici e infermieri per coprire l’orario secondo le regole Ue saranno fatte sulla base dei risparmi di spesa che riusciranno a mettere in atto le regioni, è pur vero che data la lentezza della procedura all’orizzonte si sta affacciando l’ipotesi di attingere a risparmi su voci contrattuali oggi destinate a premialità, servizi e incentivazioni.
A lanciare l’allarme è stata la Federazione italiana dei collegi degli infermieri, tramite la presidente Barbara Mangiacavalli. Nel dettaglio, la legge di stabilità 2016 (legge 208/2015), prevede che con i risparmi che saranno ottenuti dalle disposizioni sul risk management, dalla centralizzazione degli acquisti, dal piani di rientro di Asl e ospedali, aziende ospedaliere universitarie, Irccs e altri enti pubblici che erogano prestazioni di ricovero e cura con deficit di bilancio, saranno finanziate le nuove assunzioni di medici e infermieri.
«Una soluzione che di fatto», ha sottolineato la Mangiacavalli, «passa la palla alle Regioni per trovare entrate da oltre 300 min di euro per circa 6.000 assunzioni tra medici, infermieri e personale tecnico-professionale. Risorse in cui sono comprese stabilizzazioni dei precari che avrebbe dovuto già essere effettuata da anni».
Queste assunzioni e stabilizzazioni dovranno, però, vedersela con i nuovi contratti, ormai alle porte per Ravvio della trattativa. Ed è qui che si insinua il rischio maggiore ad avviso della numero di Ipasvi. Le regioni in questa fase, infatti, «potrebbero provare, come previsto in un documento ad hoc consegnato al governo, a reperire risorse anche dal fondo creato grazie all’indennità infermieristica (chiamata così perché nata per gli infermieri, anche se poi a beneficiarne è stato tutto il personale del Ssn) e utilizzato fino al precedente contratto per la premialità e il salario accessorio per tutto il resto del personale. Un’idea totalmente impercorribile», ha concluso la presidente Ipasvi, «perché vorrebbe dire assumere prima di tutto un numero risibile di professionisti rispetto alle reali necessità e poi beffare ancora una volta i professionisti della sanità».
Beatrice Migliorini – Italia Oggi – 8 gennaio 2016