«Nella discussione politica di questi giorni ci sono state alcune anticipazioni che sono diventate tavole della legge, come il fatto che noi avremmo detto che tagliamo gli stipendi. Noi abbiamo detto che avremmo messo un tetto massimo a 240 mila euro» con questa precisazione il premier ha messo fine alla querelle circa il possibile ulteriore taglio agli stipendi della dirigenza pubblica dopo l’apposizione del tetto unico con il decreto Irpef. «Non vogliamo intervenire sulla fasce intermedie» ha quindi chiarito il ministro della Funzione pubblica Marianna Madia.
I cambiamenti della struttura della retribuzione dirigenziale discendono dall’introduzione del «ruolo unico» a livello statale che elimina le attuali fasce. La carriera verrà portata avanti dunque solo per incarichi. Le retribuzioni di risultato saranno anche legate all’andamento dell’economia e «la valutazione verrà fatta non solo seriamente e concretamente ma entrerà nel vivo dei percorsi di carriera», quindi, ha spiegato Madia, «nel momento in cui dovrò conferire un incarico a un dirigente sarà molto importante andare a vedere come è stato valutato negli anni dell’incarico precedente». Ci sarà inoltre «l’applicazione rigorosa delle norme sui limiti ai compensi che un singolo può percepire, compreso il cumulo con il reddito da pensione». Infine nella riforma dell’Avvocatura dello Stato c’è la revisione degli onorari.
Corriere della Sera – 2 maggio 2014