Mancano indicazioni formali sulle risorse aggiuntive che gli enti locali e le Regioni devono inserire nei bilanci preventivi 2017 per il finanziamento del rinnovo dei contratti nazionali e per la costituzione del fondo per la contrattazione decentrata; peraltro lo stanziamento di risorse aggiuntive è inevitabile se si vogliono preventivi veritieri. Queste indicazioni, se i termini previsti dalla legge di Bilancio 2017 saranno rispettati, arriveranno alla fine del mese di marzo per il costo del rinnovo dei contratti nazionali. Un termine comunque troppo in là nel tempo per consentire alle Regioni e agli enti locali di avere un punto di riferimento certo per le cifre da inserire nel bilancio. Sulle risorse da stanziare per la costituzione dei fondi per la contrattazione decentrata si può solamente ricordare che nel corso dell’anno verranno meno gli obblighi di riduzione in relazione alla diminuzione del personale in servizio.
La legge di Bilancio 2017, nello stanziare le risorse aggiuntive per il finanziamento dei rinnovi contrattuali nelle amministrazioni statali, ha previsto che con un decreto del Presidente del consiglio dei ministri da emanare entro il 31 marzo siano fissati i tetti per gli incrementi degli oneri per i rinnovi contrattuali nelle pubbliche amministrazioni non statali (Regioni, enti locali, Asl, Camere di commercio eccetera). I tetti per il 2016 erano stati fissati dal Dpcm previsto dalla legge di stabilità dello scorso anno nello 0,4% del monte salari 2015. Cifra che, ovviamente, doveva essere già inserita nel bilancio del 2016 e che si deve considerare come consolidata.
La legge di Stabilità 2016 ha disposto che, fino all’emanazione dei decreti attuativi della legge 124/2015 in materia di dirigenza e di lavoro pubblico, i fondi per la contrattazione decentrata non debbano superare quello del 2015 e debbano essere ridotti in misura proporzionale in relazione alla diminuzione del personale, tenendo conto delle capacità assunzionali.
Il primo di questi decreti non è stato emanato e il termine è scaduto, per cui questa condizione è venuta meno. Il secondo andrà approvato in prima lettura entro il mese e dovrebbe diventare definitivo entro maggio-giugno (alla luce dei tempi che sono stati necessari per l’adozione degli altri decreti previsti dalla stessa legge). Si deve ritenere che queste scadenze saranno rispettate alla luce degli impegni assunti dal Governo con le organizzazioni sindacali, anche perché il provvedimento è una condizione per gli stessi rinnovi contrattuali.
La conseguenza è che nel corso dell’anno verrà meno il vincolo legislativo e, come già stato rilevato anche dalla Corte dei conti, i tagli al fondo previsti da questa disposizione non si consolidano, a differenza di quelli dettati dall’articolo 9, comma 2-bis, del decreto legge 78/2010. Pertanto, tranne che intervenga una nuova disposizione di legge, non si deve dare corso alla riduzione del fondo per la diminuzione dei dipendenti in servizio. L’emanazione di una tale misura sembra peraltro assai improbabile in un anno di rinnovi contrattuali, in cui al fondo per le risorse decentrate saranno – se va bene – dedicate scarse risorse aggiuntive, che saranno invece concentrare sull’incremento del trattamento economico fondamentale.
Per collocare delle cifre ragionevoli nei preventivi, si può suggerire che l’aumento del costo del personale da indicare nel bilancio del 2017 si dovrebbe collocare poco al di sotto del 2% del monte salari 2015, fermo restando l’aumento dello 0,4% disposto per l’anno 2016 per consentire il rinnovo dei contratti nazionali.
Alla base di questa indicazione c’è la considerazione che un aumento medio mensile di 85 euro negli enti locali significa un incremento del trattamento economico di poco inferiore al 3,8% del monte salari 2015, aumento che deve essere spalmato nel triennio 2016/2018. Nel 2016 l’incremento è stato fissato nello 0,4% del monte salari 2015 e il resto deve essere erogato nel 2017 e nel 2018, tenendo conto degli aumenti differenziati previsti dalla legge di bilancio 2017.
Fondi decentrati
I fondi decentrati negli enti locali raccolgono le risorse che servono a finanziare le indennità fisse e variabili della busta paga, distinte per personale dipendente e dirigenti. La loro quantificazione, oltre che dai vincoli di finanza pubblica, va determinata quest’anno anche in base agli oneri per il rinnovo contrattuale, che però per il momento rimane indefinito. Il nuovo Dpcm è atteso entro il 31 marzo, data entro cui però il preventivo va approvato
Arturo Bianco – IL Sole 24 Ore – 6 febbraio 2017