Sequestrato un allevamento di suini. La procura di Larino chiede il rinvio a giudizio: «autorizzazioni in barba alle leggi e alla sicurezza»
???La Procura di Larino chiede rinvio a giudizio per Giuseppe Quici, dirigente servizio veterinario, Francesco Di Falco, ex vicesindaco di Santa Croce, Giulio Astore e Sinibaldo Amorino
Santa Croce di Magliano. Ci sono anche il dirigente del servizio veterinario Asrem del BassoMolise e un ex vicesindaco tra i quattro rinviati a giudizio per irregolarità in un allevamento di suini di Santa Croce di Magliano, dove secondo gli inquirenti, che hanno messo gli occhi su una vicenda di facili autorizzazioni e violazioni di norme di sicurezza molti mesi fa, gli animali da macello sarebbero stati tenuti in condizioni precarie, quelli malati mescolati con quelli sani, e le autorizzazioni rilasciate in barba alle disposizioni stabilite dalla Comunità Europea.
Le richieste di rinvio a giudizio avanzate dalla Procura della Repubblica di Larino riguardano Giuseppe Quici, dirigente del servizio veterinario dell’Asrem di Termoli, Giulio Astore, il conduttore dell’allevamento sequestrato, Francesco Di Falco, amministratore unico della società ed ex vice sindaco e assessore al bilancio del Comune di Santa Croce di Magliano, dimessosi la scorsa primavera, pare proprio a seguito degli accertamenti di polizia ambientale, e infine e Sinibaldo Amorino, il proprietario del capannone adibito a stalla.
La vicenda ruota attorno a una società, la New Consult Srl, con sede a Santa Croce di Magliano, che decide di allevare suini da ingrasso, quindi da macello. Ma per fare questo non bastano solo i permessi che la Regione Molise concede regolarmente a chi vuole intraprendere attività del genere. Servono anche permessi specifici che spettano, di competenza, al servizio veterinario della Asrem. In questo caso l’ufficio di competenza Asrem si trova a Larino ed ha come responsabile Giuseppe Quici dirigente del “servizio igiene degli allevamenti e produzioni zootecniche dell’ASREM”. Un dirigente di manica larga, secondo gli inquirenti che hanno verificato decine di permessi e autorizzazioni raffrontando quello scritto nero su bianco con la realtà dell’allevamento. Violazioni al regolamento della Comunità Europea in materia di allevamento, per quanto riguarda la New Consult, erano state segnalate finanche dal sottoposto del dottor Quici, un altro veterinariole cui segnalazioni tuttavia sono state ignorate dal diretto interessato e invece prese in considerazione dagli investigatori, i quali hanno verificato come Quici concedesse autorizzazioni – così risulta dall’inchiesta – “sempre e comunque”, procurando di fatto un “ingiusto vantaggio patrimoniale” alla ditta.
Tra le irregolarità figurano la realizzazione di box per l’allevamento di suini all’interno del capannone; l’elevazione di un muro che suddivide il capannone; la costruzione di una concimaia di dimensioni insufficienti per l’allevamento; il certificato di agibilità riferito all’attività che prima si svolgeva nel capannone. Ma a destare preoccupazioni sono le ultime tre irregolarità riscontrate dagli uomini della Procura frentana, e cioè: il mancato rispetto delle norme edilizie e di sicurezza degli impianti, l’utilizzo di pannelli di rivestimento contenenti amianto lesionati in buona parte presenti sulla parete esterna del capannone (un particolare questo del quale è stata informata l’Arpam) infine irregolarità anche nell’approvvigionamento dell’acqua potabile e la carenza di documentazione. E ancora mancata sicurezza alimentare, e box di quarantena in cui sostavano animali malati non separati dal resto dell’allevamento. Insomma una serie di abusi e reati in un luogo in cui la sicurezza, stando alle leggi vigenti, dovrebbe essere alla base di tutto, soprattutto perché si tratta di animali che finivano sulle tavole dei molisani sotto forma di salsicce o bistecche. Il tutto grazie alla compiacenza di funzionari pubblici che secondo l’inchiesta hanno messo al primo posto le richieste pressanti provenienti da uno sparuto gruppo di persone che lucravano con l’attività di suini, piuttosto che l’interesse collettivo.
Primonumero.it – 26 novembre 2010