La Mers è una malattia respiratoria virale causata da un coronavirus che può essere mortale in oltre un caso su 4. Negli ultimi due mesi l’Oms ha registrato piccoli focolai epidemici negli Emirati Arabi e in Arabia Saudita. Ma dal 2012 nuovi casi sono segnalati in tutto il mondo, anche in Italia. Ieri la notizia che in Olanda (dopo i due casi negli Stati Uniti) è stato registrato il primo caso di Mers, il virus respiratorio noto anche come nuova Sars. L’Istituto nazionale olandese per la Salute e l’Ambiente ha precisato che la persona infettata è un uomo che ha contratto il virus durante un viaggio in Arabia Saudita. Il paziente si trova ora in isolamento in un ospedale dell’Aia. La notizia arriva proprio il giorno in cui l’Organizzazione ha annunciato che la diffusione della Mers in Medioriente e in altre partì del mondo non rappresenta un’emergenza medica globale nonostante il recente aumento dei contagi.
«Definire questa un’emergenza mondiale sarebbe una decisione di vasta portata, in un mondo che sta già affrontando altre questioni urgenti», ha detto il dottor Keiji Fukuda, assistente direttore generale dell’Oms. «È davvero necessario avere informazioni solide sull’argomento per dire che si tratta di un’emergenza globale», ha aggiunto, facendo notare che ancora non esistono prove che il virus sia stato trasmesso da persona a persona. Dal 2012, anno della sua scoperta, la Mers è stata rilevata in oltre 500 persone e ne ha uccise 152 solo in Arabia Saudita, dove è stata riscontrata la maggior parte dei casi. Altri contagi sono stati registrati in altre aree dell’Asia, in Nord Africa, in Europa e negli Stati Uniti.
Si chiama MERS (Middle East respiratory syndrome) ed è una grave patologia respiratoria acuta causata da un ceppo di coronavirus, isolato per la prima volta in Arabia Saudita nel 2012. L’attenzione di tutto il mondo si sta appuntando su questo virus, che negli ultimi due mesi ha fatto registrare oltre 300 casi e una sessantina di decessi. La malattia sta acquisendo i caratteri di una piccola epidemia, in particolare in Arabia Saudita e negli Emirati. Sempre da marzo sono inoltre in aumento i casi acquisiti da fonti non umane; tra i principali ‘sospettati’, i cammelli, anche se non sono ancora chiare le modalità di trasmissione diretta o indiretta.
Dalla fine di marzo, l’Arabia Saudita ha segnalato 290 nuovi casi, il 60% dei quali potrebbero aver contratto l’infezione in ospedale (tra questi 39 operatori sanitari, il 15% dei quali hanno presentato una sindrome respiratoria di gravità tale da dover essere ricoverati in rianimazione o sono deceduti). Le autorità sanitarie del Paese hanno dunque screenato i familiari di questi pazienti; 554 di loro sono risultati positivi alla PCR per MERS-CoV (tasso di attacco secondario: 1,3%). Altri 35 casi sono stati registrati a La Mecca, 86 a Riyadh e un’altra trentina in piccole città. Una piccola epidemia ospedaliera è stata di recente registrata anche ad Abu Dhabi; 2 casi su tre sono operatori sanitari, compresi alcuni ambulanzieri.
Dal momento della sua scoperta nel 2012, sono stati registrati 536 casi di MERS-CoV confermati da analisi di laboratorio e 145 di questi sono risultati mortali. Casi di MERS sono stati segnalati in tutto il mondo e, più in particolare, in Medio Oriente (Giordania, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi e Yemen), in Africa (Egitto e Tunisia), in Europa (Francia, Germania, Grecia, Italia e Gran Bretagna), in Asia (Malesia, Filippine) e più di recente in Nord America (USA), ma tutti sembrano aver contratto la malattia durante un recente viaggio nei Paesi medio-orientali.
Il 65,5% dei casi sono maschi di età media 49 anni. Proprio ieri a Ginevra un meeting convocato d’urgenza per discutere se l’attuale epidemia medio-orientale debba essere considerata un’emergenza di salute pubblica internazionale. Il prossimo giugno l’OMS terrà a Lione un meeting di esperti per mettere a punto delle raccomandazioni sui test di laboratorio da utilizzare per la MERS-CoV. Intanto, lo scorso 28 aprile, la stessa OMS ha pubblicato delle linee guida per la prevenzione delle infezioni e il controllo delle infezioni respiratorie acute a rischio di epidemia/pandemia. Gli esperti di Ginevra invitano dunque ad applicare queste raccomandazioni anche alla MERS-CoV.
Sulla base dei dati attualmente disponibili, l’OMS invita gli Stati Membri a continuare la sorveglianza sulle infezioni respiratorie acute gravi (SARI, severe acute respiratory infections) e a tenere sotto stretto controllo ogni quadro anomalo. Gli ospedali che ricoverano casi di MERS-CoV sono inoltre incoraggiati a mettere in atto tutte le misure per ridurre il rischio di trasmissione da un paziente ad altri pazienti, operatori sanitari, visitatori. L’OMS invita anche a ‘rinfrescare’ le nozioni di controllo e prevenzione delle infezioni a tutti gli operatori sanitari: isolamento da contatto, protezione degli occhi, ecc.
Qualunque paziente, proveniente dal Medio Oriente si presenti in ospedale con sintomi di una SARI dovrebbe essere sottoposto al test per MERS-CoV e andrebbe ricercata attentamente la possibile fonte i contagio.
La malattia si presenta con febbre, tosse e dispnea ingravescente; la polmonite, può evolvere rapidamente in insufficienza respiratoria acuta, tale da richiedere il ricovero in rianimazione e l’intubazione. Possono essere presenti anche sintomi gastro-intestinali con diarrea. Alcuni pazienti presentano anche insufficienza renale acuta e shock settico. Il 27% di quanti hanno contratto finora infezione sono morti; a particolare rischio di esito infausto sono gli anziani, gli immunodepressi e i pazienti affetti da patologie croniche (diabete, cancro, pneumopatia cronica).
Oms: “Allerta Mers in 13 paesi”. Lorenzin: “Nessun allarmismo in Italia”
La sindrome respiratoria mediorientale da coronavirus si è diffusa in Egitto, Grecia, Giordania, Kuwait, Libano, Malesia, Oman, Filippine, Qatar, Arabia saudita, Yemen, ma anche negli Stati Uniti, dove si sono registrati di recente i primi due contagi. Nessuna preoccupazione per ora in Italia, dove però non si abbassa il livello di guardia. “Abbiamo sempre un livello di guardia molto alto all’interno del nostro Paese ma, ovviamente, aspettiamo i risultati della riunione di oggi durante la quale saranno valutati senza allarmismo gli elementi messi a disposizione dalla comunità scientifica”, ha detto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.
“La situazione si è fatta più seria in termini di impatto sulla salute pubblica, ma non ci sono prove di una trasmissione sostenuta del virus da uomo a uomo”, si legge nel comunicato del Comitato di emergenza dell’Organizzazione mondiale della sanità, che si è riunito da ieri per fare il punto sulla diffusione e sui rischi della Mers. Il livello d’allerta non è ancora tale da far scattare le procedure previste dal ‘Public Health Emergency of International Concern’, e dunque non si tratta di un’emergenza di salute pubblica di rilievo internazionale.
Gli esperti non nascondono di essere preoccupati e sottolineano che la preoccupazione “è significativamente aumentata “. In particolare, si guarda con timore al “recente aumento dei casi”, alla “debolezza sistemica nella prevenzione e nel controllo delle infezioni” e alla “possibile esportazione dei casi, soprattutto nei Paesi più vulnerabili”. Il Comitato ha sollecitato l’Oms e i Paesi membri all’adozione immediata di una serie di misure, per evitare che la Mers si trasformi in una minaccia seria per la salute pubblica.
Il Comitato d’emergenza dell’Oms ha chiesto alla stessa Organizzazione e agli Stati membri di “potenziare le politiche nazionali per la prevenzione e il controllo delle infezioni, una misura urgente soprattutto per gli Stati colpiti dal virus; condurre studi per capire meglio l’epidemiologia, in particolare i fattori di rischio, e valutare l’efficacia delle misure di controllo; supportare i Paesi più vulnerabili; informare la popolazione, gli operatori sanitari, i legislatori e renderli consapevoli dei rischi”. Gli esperti si riuniranno di nuovo a giugno, ma potrebbero vedersi anche prima se la situazione dovesse richiederlo.
Da Quotidiano sanità, ItaliaOggi, Repubblica – 15 maggio 2014