Tra i visoni di un allevamento in Spagna, precisamente in Galizia, si è verificata un’epidemia di influenza aviaria. Questa volta, però, il virus H5N1, o meglio una sua nuova variante, non è stato trasmesso da materiale contaminato, ma piuttosto da un animale infetto a un altro. L’epidemia si è verificata lo scorso ottobre, ma la ricerca, che ha indagato approfonditamente il quadro epidemiologico, clinico e la sequenza genetica del virus è stata appena pubblicata sulla rivista Eurosurveillance. Sebbene i risultati dello studio, condotto dall’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie e dal Laboratorio centrale di veterinaria del ministero dell’Agricoltura spagnolo, non abbiano mostrato che il virus ha acquisito la capacità di contagiare l’essere umano, questo caso suscita comunque la preoccupazione tra gli esperti in quanto fornisce la prova che c’è stata una trasmissione del virus all’interno dell’allevamento, da mammifero a mammifero. Ciò, quindi, potrebbe rappresentare un rischio più elevato del cosiddetto salto di specie, dagli uccelli ai mammiferi, fino alle persone.
Gli eventi
Come si legge nel documento, il focolaio si è verificato in un allevamento di visoni americani (Neovison vison), il cui tasso di mortalità all’inizio dell’epidemia era aumentato da un valore basale di 0,25% a settimana allo 0,77%, fino a raggiungere un picco, alla fine di ottobre, di 4,3%. Dal sequenziamento genetico, il team di ricerca ha osservato che gli animali erano stati contagiati da una nuova variante del virus H5N1, composta da materiale genetico di un ceppo trovato nei gabbiani, e una mutazione nota per aumentare la capacità di alcuni virus di riprodursi nei mammiferi. Senza attente precauzioni, sottolineano i ricercatori, la malattia potrebbe alla fine diffondersi tra le persone. “Questa specie potrebbe fungere da potenziale serbatoio per la trasmissione interspecie tra uccelli, mammiferi e umani”, scrivono gli autori. “È necessario rafforzare la cultura della biosicurezza e della bioprotezione e promuovere l’attuazione di programmi di sorveglianza ad hoc per i virus dell’influenza A e altri patogeni zoonotici”.
I timori per il salto di specie
Ricordiamo che nell’ultimo anno il virus dell’influenza aviaria ha mostrato una capacità sempre crescente di passare dagli uccelli ai mammiferi. Finora, infatti, tutte le infezioni dei mammiferi potevano essere attribuite al contatto diretto con materiale contaminato, come per esempio gli escrementi di uccelli selvatici. “È un evento che ci ricorda che l’influenza aviaria va trattata come un problema che può interessare altre specie”, spiega all’Ansa l’autrice Isabella Monne. “Anche dal punto di vista ecologico è estremamente importante perché un virus letale negli uccelli selvatici implica una perdita della biodiversità”. La sua diffusione tra i mammiferi “implica che questo virus H5N1 può rappresentare un rischio maggiore per la salute pubblica”, afferma a Nature Hualan Chen, virologo all’Harbin Veterinary Research Institute in Cina.
Dopo essere stati costretti ad abbattere tutti i visoni (51.986) dell’allevamento, gli operatori dell’azienda che erano stati a contatto con gli animali infetti sono stati testati e risultati negativi all’H5N1. Ma, sebbene siano state adottate con successo le misure di prevenzione per impedire che il nuovo ceppo si diffondesse al di fuori dell’allevamento, la nuova variante contiene materiale genetico dell’influenza avaria del gabbiano, ed è quindi probabile che almeno alcuni dei suoi cambiamenti genetici siano sorti in questi uccelli prima di arrivare ai visoni. “Ciò significa – spiega Wendy Puryear, virologa della Tufts University, Massachusetts – che un ceppo contenente quelle mutazioni è probabilmente ancora in circolazione”. E se da una parte per gli esseri umani le prospettive sono ancora buone, dato che le autorità sanitarie potrebbero produrre rapidamente un vaccino, dall’altra il rischio per gli animali selvatici è maggiore. “L’influenza aviaria ha causato alti tassi di malattia e morte tra uccelli e mammiferi nell’ultimo anno, e bisogna vedere come la nuova variante influenzerà questa tendenza”, conclude Puryear.