Il bocconiano Valotti studierà per il governo come ridurre i poteri di Mastrapasqua. Che lo mette sotto contratto. Lannutti (Idv), Perduca (Radicali) e Vita (Pd) chiedono la commissione d’inchiesta sul potente manager
Chissà se il ministro del Lavoro Elsa Fornero lo sapeva. Probabilmente no, sennò difficilmente si sarebbe incamminata verso una figura così barbina. Dunque il 29 maggio scorso, nella solennità della Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio, la docente torinese ha comunicato di aver costituito “un piccolo gruppo di lavoro con persone disposte a lavorare gratuitamente e che ci darà un parere sulla governance dell’Inps”.
PARENTESI sull’antefatto. Da alcuni anni l’Inps, che pure gestisce un flusso di denaro attorno ai 700 miliardi di euro l’anno per pensioni e dintorni, è affidato a un uomo solo al comando, il presidente Antonio Mastrapasqua. Non c’è un consiglio d’amministrazione e i poteri del Civ, il comitato di vigilanza di fatto controllato dai sindacati, sono assai scarsi. Una tale concentrazione di potere in capo a un individuo (tra l’altro impegnatissimo a fare fronte agli altri 24 incarichi che affianca a quello previdenziale) è stato stigmatizzato dalla Corte dei conti, secondo la quale questo modello autocratico “non trova riscontri nell’assetto degli enti pubblici non economici e neanche nel modello societario”. Il 9 maggio scorso la Camera dei deputati ha approvato una perentoria mozione, firmata da tutti i partiti, che impegna il governo a “garantire una governance dell’ente equilibrata, collegiale e trasparente”. Venti giorni dopo Fornero, dicendo di non aver avuto tempo per studiare la cosa, annuncia che grazie alla generosa disponibilità di luminari disposti a lavorare gratis per il governo, sarà in grado di produrre entro fine giugno una bozza di riforma. Il fatto strano è che effettivamente il 23 maggio Fornero aveva nominato, accanto a due consulenti provenienti da Corte dei conti e Consiglio di Stato, il presidente del gruppo di lavoro nella persona di Giovanni Valotti, cinquantenne docente di Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche alla Bocconi. Valotti non è uno sconosciuto nei corridoi ministeriali. Nel suo curriculum la lista delle sue consulenze è sterminata. C’è anche quella per il controllo della spesa regionale in Veneto, perla quale la regione gli dà 55 mila euro, tanto per fare un esempio. Ma anche il presidente padrone dell’Inps lo ha adocchiato come prezioso consulente. Casualmente, il 18 maggio, cioè cinque giorni prima che Fornero formalizzasse la sua nomina, Mastrapasqua l’ha nominato nel Comitato consultivo del Fondo Gamma Immobiliare, che fa capo al gruppo Idea Fimit, di cui il sistema Inps è socio e di cui Mastrapasqua è presidente. Il Comitato consultivo del Fondo Gamma Immobiliare esprime pareri obbligatori ma non vincolanti sulle operazioni di acquisto e vendita degli immobili e sui piani di business del fondo stesso. Per partecipare a questo Comitato Consultivo, per il quale il curriculum di Valotti non manifesta alcuna competenza specifica nel campo immobiliare, Valotti percepirà 15 mila euro l’anno. Niente di che, ma male non fanno.
TANTO PIÙ che lo stesso giorno, il 18 maggio, Mastrapasqua ha dato un altro incarico a Valotti, nominandolo anche nel Comitato consultivo di un altro fondo immobiliare partecipato dall’Inps, l’Aristotele, che fa capo a Fabrica, la società immobiliare in condominio tra il gruppo Caltagirone e il Monte dei Paschi di Siena. Il professor Valotti è dunque impegnato nella degustazione (retribuita) degli affari immobiliari di Mastrapasqua mentre gratuitamente deve suggerire al governo (su richiesta del Parlamento) il modo più efficace di limitare lo strapotere sull’Inps dello stesso Mastrapasqua. Intanto i senatori Elio Lannutti (Idv), Marco Perduca (Radicali) e Vincenzo Vita (Pd) hanno presentato il disegno di legge per l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta “sulla gestione dell’Inps da parte del presidente Antonio Mastrapasqua”. La Commissione parlamentare d’inchiesta ad personam è un record di cui il protetto di Gianni Letta potrà andare fiero.
Il Fatto quotidiano – 8 giugno 2012