Dall’anno prossimo l’istituto che distribuisce le pensioni ai dipendenti pubblici si vedrà azzerare anche quel che resta dell’avanzo di amministrazione
Quest’anno lo stato dovrà dedicare 8,4 miliardi per coprire lo sbilancio dell’Inpdap, e dall’anno prossimo l’istituto che distribuisce le pensioni ai dipendenti pubblici si vedrà azzerare anche quel che resta dell’avanzo di amministrazione, cioè la dote che insieme all’assegno statale ha permesso finora di tenere in piedi i conti.
La previsione arriva dalla relazione che la Corte dei conti ha diffuso ieri sui bilanci dell’Inpdap (la delibera, chiusa la scorsa settimana, è la 120/2010 della sezione del controllo sugli enti). Il cuore dell’analisi condotta dalla magistratura contabile è la gestione del 2009, in cui i «dati finanziari, economici e patrimoniali sono tutti peggiorati rispetto a quelli dell’anno precedente». Al netto dell’anticipazione statale, che nel 2009 è stata di 5,6 miliardi, il disavanzo finanziario ha superato l’anno scorso i 6,4 miliardi, e l’avanzo di amministrazione è sceso a 5,5 miliardi dopo che 4,5 miliardi sono stati prelevati per ripianare i conti della gestione. La voragine si apre soprattutto nell’area pensioni, dove lo sbilancio sfiora i 5,7 miliardi e rappresenta l’88% dei 6,4 miliardi di rosso complessivo: più tranquilla la situazione nelle aree previdenza (che eroga di trattamenti di fine servizio) e in quelle dedicate al credito e ai benefici sociali.
Numeri e geografia dello sbilancio, concentrato nel core business dell’istituto, servono alla corte dei conti per confermare che lo squilibrio dell’Inpdap è «strutturale», e che le azioni da mettere in campo per contenere i costi di gestione e aumentare il tasso di riscossione delle entrate sono indispensabili ma possono fare poco per cambiare la situazione.
Nel 2009, per esempio, le pensioni (+5,78%) hanno corso a un ritmo più che doppio rispetto alle entrate contributive, e la spesa è stata gonfiata dalla perequazione automatica (che ha aumentato in media gli assegni del 3,3%) e dal fatto che le nuove pensioni sono in media un po’ più alte di quelle vecchie (nel 2009 la media degli assegni si è attestata a 20.813 euro, mille in più rispetto all’anno prima). Mentre gli adeguamenti proseguono per la loro strada, il blocco del turn over negli uffici pubblici rafforzato dalla manovra estiva frena le entrate contributive: il Tfr a rate, introdotto da dicembre per chi ha una buonuscita superiore ai 90mila euro, spalma l’uscita ma ovviamente non ne modifica le dimensioni, in un capitolo di spesa che già oggi si mostra peraltro più tranquillo di altri.
L’invito all’Inpdap è di accelerare il recupero di gettito e l’erogazione dei trattamenti, per evitare interessi di mora, ma queste iniziative da sole non possono riportare in equilibrio i conti.
gianni.trovati@ilsole24ore.com – 5 gennaio 2011
I dati
È lo sbilancio complessivo, al netto dell’intervento statale, registrato dalla Corte dei conti nella gestione Inpdap 2009; il grosso dello squilibrio si concentra nell’area pensioni (5,7 miliardi, l’88% del totale).
È l’assegno che lo stato dovrà girare all’istituto nel 2011 per tenere in linea i bilanci. Nel corso dell’esercizio 2009 l’anticipazione era stata di 5,6 miliardi