Liberalizzazioni, prezzi dei farmaci sempre più bassi, vendite “per conto”, nuove aperture, ritardi nei pagamenti e il perdurare della recessione economica con il calo dei consumi (compresi quelli sanitari), stanno mettendo in ginocchio molti esercizi. Ecco cosa fare quando la crisi azzanna
La riforma del sistema delle farmacie e l’introduzione nel mercato delle sorelle minori (le parafarmacie) hanno reso precaria la tenuta di numerose aziende.
Le farmacie patrimonialmente deboli, perché gestite in modo non propriamente corretto, incise negativamente nei loro ricavi a causa dei recenti provvedimenti, avranno di che preoccuparsi per la loro esistenza. Peggio le parafarmacie che, già mal concepite, se la vedranno davvero brutta con la diseconomia dilagante, che hanno reso i probabili acquirenti una merce davvero rara, a causa della illiquidità dilagante.
Tutto questo è il costo che – di qui a poco – dovrà essere sopportato da tutto il segmento che vive di somministrazione al pubblico di farmaci e affini, certamente esteso a tutti coloro che si occupano di servizi per la salute. Una stessa difficoltà è, infatti, già vissuta, e peggiorerà nel più imminente periodo, dagli accreditati istituzionali (a cominciare dalle case di cura per finire alla diagnostica strumentale e di laboratorio) resi ai minimi termini, tra tagli di budget e ovvie restrizioni, tanto da non corrispondere spesso gli stipendi ai loro dipendenti.
Soffermandoci sulle farmacie, c’è dunque un sistema, fatta eccezione per quelle da sempre attente al proprio tesoro e sagge nel gestire le loro economie, che è alla ricerca di soluzioni utili, per taluni limitate a percorsi di salvataggio vero e proprio.
Il rischio, aggravato dalla recessione in atto, è alto. Sono in crescita esponenziale i pericoli di default aziendali, con la conseguente perdita di occupazione delle maestranze, ricche di professionalità ed esperienza.
Quali le cause di questa diffusa crisi? Tantissime. Prima fra tutte, la tipologia del sistema che non si rende affatto garante della puntualità dei pagamenti delle prestazioni rese in favore del Ssn, frequentemente in ritardo di mesi sino a raggiungere e superare anche l’anno (Campania, docet). Non ultime: la progressione dello sconto imposto in favore del Ssn, l’abbattimento generale dei prezzi dei medicinali, l’applicazione della c.d. vendita per conto dei farmaci più costosi, il prepotente ingresso dei generici e la concorrenza fatta a colpi di sconti alla clientela, spesso oltre la misura consentita dalla più ragionevole economia.
Misure, queste, che hanno determinato e determinano progressivamente un considerevole affievolimento del fatturato che – in una agli effetti della riforma in atto che andrà a dividere tra tantissimi operatori quanto economicamente prodotto fino ad oggi da una parte di loro – metteranno seriamente in pericolo una parte consistente dei protagonisti del sistema farmacia. Cinquemila farmacie in più, aggiunte alla apertura indiscriminata di parafarmacie e agli innumerevoli corner negli ipermercati determineranno non pochi inconvenienti. Alcuni così gravi da mettere in pericolo la sopravvivenza di tante delle attuali aziende-farmacie, come detto, specie di quelle più deboli.
Sarà dunque necessario anche in siffatto ambito professionale, caratterizzato dal requisito dell’imprenditorialità, pensare all’accesso e al corretto utilizzo di quelle procedure che l’ordinamento ha previsto per risolvere, in modo più sopportabile, gli stati di crisi che affliggono una fetta consistente delle categorie mercantili in crisi economico-finanziaria.
Sono infatti già numerose le farmacie che hanno ricorso e stanno ricorrendo alle procedure concorsuali. Prioritariamente, al piano di ristrutturazione di cui all’art. 182 bis. Alternativamente, alle procedure di concordato preventivo. Entrambe per scongiurare quelle fattispecie, ormai divenute troppo frequenti: quelle verosimili dichiarazioni di fallimento, spesso minacciate dai fornitori senza scrupolI allo scopo di “convincere” i malcapitati a cedere le loro attività a qualche compare di turno, magari a prezzi stracciati.
Occorre trasformare la dignità professionale, che rappresenta una caratteristica essenziale dei componenti il sistema, in proposta operativa. Insomma, necessita uno scatto di reni, quello fondamentale per la sopravvivenza aziendale, propedeutico a frequentare, senza reticenza alcuna, le procedure che la legge fallimentare mette a disposizione del professionista-imprenditore più sfortunato.
avv. Federico Jorio – da quotidianosanita.it – 15 maggio 2012