Le dimensioni della dote aggiuntiva che sarà messa a disposizione dalla legge di bilancio rimane la variabile fondamentale per il rinnovo dei contratti nel pubblico impiego. Per far ripartire le trattative, però, bisogna “sminare” il campo da alcune regole della riforma Brunetta finora rimaste inattuate perché avrebbero dovuto entrare in gioco giusto alla prima tornata contrattuale successiva, finora rimasta in stand by: gli ostacoli principali sono rappresentati dalla rigidità delle «fasce di merito», che imporrebbero di dedicare ai premi individuali la «quota prevalente» dei fondi decentrati concentrando sul 25% del personale il 50% delle risorse, e dalla forte limitazione delle regole contrattuali realizzata fissando per legge una serie di materie prima lasciate alle relazioni sindacali. È questo l’orizzonte delineato dai sindacati nelle scorse settimane negli incontri bilaterali all’Aran, e il tema sarà al centro di una riunione collettiva dopodomani.
In questi giorni sono circolate varie ipotesi di lavoro, dal contratto-ponte (spalmare le poche risorse disponibili e lasciare ai prossimi passi la revisione delle regole) all’accordo “politico” pre-contratto, ma senza l’atto di indirizzo da parte della Funzione pubblica, cioè il documento che fa partire le trattative vere e proprie, il confronto deve per ora limitarsi nei fatti a individuare i problemi sul campo. Un po’ più avanti è solo il comparto della sanità, dove l’atto di indirizzo è in via di elaborazione da parte del comitato di settore, dove però siedono gli amministratori regionali e non il governo.
Il superamento del meccanismo delle «fasce» previsto oggi e l’allargamento delle materie da lasciare alle trattative sindacali sono fra gli obiettivi anche del Governo, e trovano spazio nelle bozze di testo unico del pubblico impiego attuativo della riforma Madia. Il decreto, però, non arriverà al traguardo prima di giugno (il governo ha tempo fino a febbraio per il primo via libera), e quindi ha un calendario troppo lungo per una contrattazione chiamata a ripartire da luglio 2015:?la manovra, allora, diventerebbe importante anche per accelerare i tempi, tramite la sospensione delle regole più “problematiche” della vecchia riforma o un anticipo di quelle della nuova.
Accanto alla cornice, però, rimane fondamentale la questione economica:?per i numeri finali bisogna aspettare che si assesti il quadro della manovra, ma se i 500 milioni circolati in questi giorni si aggiungono ai 300 già in campo si arriverebbe poco sopra l’1% della massa salariale. Per i sindacati la coperta resta stretta, ma c’è da considerare anche che ogni aumento ipotizzato per gli statali deve trovare un equivalente nel fondo sanitario e nei bilanci di regioni ed enti locali per l’altro personale.
G.Tr. – Il Sole 24 Ore – 20 settembre 2016