Ancora una volta Italia fanalino di coda in Europa, in stagnazione, con una crescita nel 2019 praticamente piatta, pari allo 0,1%, e l’anno prossimo appena dello 0,4%, due decimali sotto le stime del governo. Lo scrive la Commissione europea nelle previsioni d’autunno presentate ieri a Bruxelles da Pierre Moscovici. Per il ministro Gualtieri, tuttavia, l’anno si potrebbe chiudere con uno 0,2% di crescita, mentre nel 2020 i dati potrebbero essere migliori visto che «le nostre stime sono state prudenti ». Eppure per la Ue l’economia tricolore «è in stallo da inizio 2018 e tuttora non ci sono segni di una ripresa significativa». Anzi, ci sono rischi «al ribasso» visto che l’Italia «è esposta ad un ulteriore deterioramento dell’economia globale».
Per quanto i dati italiani sul Pil si inseriscano in quadro di rallentamento europeo, pesano. E infatti per Bruxelles l’anno prossimo il deficit salirà al 2,3%, un decimale superiore ai piani del governo. Il debito invece quest’anno vola al 136,2% e il prossimo al 136,8%. Un balzo in buona parte spiegato dal cambiamento dei criteri statistici di Eurostat. Nonostante questo quadro, Moscovici ha confermato che il 20 novembre il giudizio finale sulla manovra del ministro Gualtieri sarà positivo: «Non ci saranno né bocciature, né l’apertura di una procedura sul debito». Poi in primavera Bruxelles tornerà a verificare i conti. Un via libera che si spiega con la maxi flessibilità che la Ue è pronta a concedere all’Italia (14 miliardi) grazie al lavoro costruttivo tra Tesoro e Berlaymont che ha permesso a Roma, al contrario dello scorso anno, di presentare una finanziaria al limite delle regole, ma accettabile. Anche se Moscovici avvertiva: «L’Italia non può rinviare all’infinito le riforme».
Intanto da Roma emerge che l’ideatore della proposta sulle auto aziendali è la viceministro Castelli e non Marattin, che però sedeva al tavolo di maggioranza quando il ministro Gualtieri ha espresso perplessità sulla misura e i partecipanti alla riunione, tra cui Marattin, hanno preferito eliminare altre misure e non questa. Ecco perché diversi presenti alla riunione si sono irritati per la raccolta di firme contro la tassa lanciata da Italia Viva.
Su debito e deficit, tra l’altro, pesa l’eredità gialloverde: «Aumenteranno a causa della debolezza del Pil e per i costi di reddito di cittadinanza e quota 100». Per Bruxelles la manovra 2020 ha impatto zero sulla crescita. I suoi elementi positivi, come investimenti e taglio del cuneo, sono negativamente compensati proprio da quota 100 e reddito (costa 6 miliardi ma ne genera 1,8 di Pil), e da tagli della spesa e micro tasse per sterilizzare l’Iva. Aiuta invece la diminuzione dello spread dopo l’addio di Salvini al governo: per la Ue nel 2020 vale oltre 5 miliardi. La Commissione evidenzia «qualche incertezza sul gettito» delle misure anti-evasione: per Roma varranno 3 miliardi, Bruxelles le quantifica in 2.
In generale tutta la zona euro rallenta, con una crescita dell’1,1% nel 2019 e dell’1,2% nel 2020-2021. Frena anche la Germania, il cui Pil nel 2019 sarà appena dello 0,4%. Di fron te a questi dati preoccupanti, Macron attaccava sostenendo che il tetto del deficit al 3% «è un dibattito dell’altro secolo ». A Bruxelles invece i ministri delle Finanze hanno discusso la proposta del tedesco Scholz di completare l’Unione bancaria con la creazione di un fondo Ue a garanzia dei depositi che dovrebbe però essere accompagnato da una riduzione dei rischi tramite nuovi criteri prudenziali per i titoli di Stato in pancia alle banche: «Avrebbero un impatto negativo», frenava Gualtieri. Un accordo sembra ancora lontano.
Repubblica