Contributivo, nella forma pro rata, per tutti dal 1° gennaio del prossimo anno e anticipo dal 2013 al 2012 del meccanismo sull’aggancio alla speranza di vita. Sono queste le misure del piano Fornero-Monti sulle pensioni che, eventualmente insieme ad un’accelerazione del percorso sull’innalzamento della soglia di vecchiaia delle donne, potrebbero essere inserite direttamente nel decreto sulla manovra. Il nodo sarà sciolto soltanto la prossima settimana, anche dopo probabili contatti informali tra il ministro del lavoro, Elsa Fornero, e le parti sociali. E intanto da gennaio blocco dell’adeguamento all’inflazione.
La riforma vera e propria, che prevede anche il superamento delle anzianità e un più rapido innalzamento dell’età pensionabile attraverso un meccanismo flessibile di uscite con un minino di 63 anni e un massimo di 68, o 70, anni, sarà varata prima di Natale (con un Ddl ad hoc), dopo un confronto con le parti sociali. Nel pacchetto anche il riordino degli enti previdenziali (nascita del super-Inps), e l’armonizzazione delle aliquote contributive con il loro allineamento, a regime, verso il basso.
Resta da sciogliere il nodo dei pensionamenti garantiti con il solo canale dei 40 anni di contribuzione, che oggi rappresentano circa due terzi dei trattamenti di anzianità e su cui si svilupperà il confronto Governo-sindacati.
Il contributivo pro rata dovrebbe essere esteso anche ai fondi speciali Inps, alle Casse professionali e, compatibilmente con l’autonomia del Parlamento, a deputati e senatori e alle alte cariche dello Stato. Il piano Fornero-Monti parla chiaro: ricorso a un sistema di calcolo dei trattamenti più equo e uguale per tutti e superamento delle anzianità con un meccanismo flessibile di pensionamenti. Un piano che assorbe le tesi e le convinzioni espresse dalla stessa Elsa Fornero, insieme a Flavia Coda Moscarola, con un articolo sul nostro giornale il 10 ottobre scorso e ribadite in un altro articolo per la rivista “Italianieuropei” di prossima uscita.
Intanto i sindacati restano in attesa di una convocazione del ministro del Lavoro. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, chiede un «patto generazionale». Per l’ex ministro Maurizio Sacconi la possibilità di intervenire sulle pensioni può riguardare le «regole transitorie».
Ilsole24ore.com – 27 novembre 2011
Stretta sulle pensioni, niente patrimoniale
I piani del governo: da gennaio assegni non più adeguati all’inflazione. Ici progressiva, ritocco Iva. Crescita: riduzione di qualche punto del cuneo fiscale per favorire le assunzioni
ROMA – Blocco dell’adeguamento delle pensioni al costo della vita; riduzione del cuneo fiscale sul lavoro; niente patrimoniale finanziaria, ma più imposte sulla casa con la revisione delle rendite catastali e un’Ici progressiva; nuovi aumenti dell’Iva. Sono queste le novità emerse ieri dalla lunga riunione al ministero del Tesoro tra il presidente del Consiglio, Mario Monti, e i ministri economici per preparare la manovra di aggiustamento dei conti pubblici e per la crescita che verrà approvata dal governo al più tardi lunedì 5 dicembre.
Per ora sono stati individuati i capitoli sui quali intervenire per far fronte all’emergenza. La manovra si limiterà a 15 miliardi, forse anche meno, se la prossima settimana la Commissione europea concederà all’Italia, ma anche agli altri Paesi, lo sconto sulla misura dell’aggiustamento, cioè di considerare il ciclo economico avverso. In caso contrario servirebbero almeno 25 miliardi per centrare il pareggio di bilancio nel 2013.
Pensioni
Il premier e ministro dell’Economia fa molto affidamento su questo capitolo per recuperare risorse fin dal 1° gennaio. Svariati miliardi si potrebbero risparmiare bloccando la cosiddetta «perequazione automatica» delle pensioni, cioè l’adeguamento al costo della vita che scatta a gennaio di ogni anno. Considerando che solo nel pianeta Inps (escluse quindi le pensioni del pubblico impiego) ogni punto di inflazione vale un paio di miliardi di spesa per la perequazione e che quest’anno l’inflazione si avvicinerà al 3%, la misura può valere molto. Un assegno di mille euro perderebbe, a seconda di come si fa il decreto, da pochi euro a 30 euro al mese in caso di blocco totale.
Già un provvedimento del governo Berlusconi – come in passato avevano fatto con decisioni simili i governi Prodi e Amato – ha previsto per il biennio 2012-2013 un blocco completo della perequazione per le quote di pensione ricche, quelle eccedenti 5 volte il minimo (2.304 euro) e parziale per quelle tra 3 e 5 volte il minimo (1.382-2.304 euro) che saranno rivalutate al 70%. Il decreto potrebbe colpire queste ultime e anche le pensioni di importo inferiore salvaguardando solo quelle fino al minimo (circa 460 euro) o due volte il minimo. Un’altra ipotesi per far cassa prevede il blocco dei pensionamenti d’anzianità, ma sembra avere meno chance.
La riforma
Altre misure per far fronte all’emergenza potrebbero riguardare l’anticipo al 2012dell’aumento dell’età pensionabile per le donne del settore privato e di quota 97 (62 anni d’età e 35 di contributi oppure 61+36) per la pensione d’anzianità, che a legislazione vigente scatterebbe nel 2013. Il pacchetto di provvedimenti urgenti sarebbe comunque accompagnato dal varo della riforma strutturale «per l’equità» messa a punto dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che introdurrebbe dal 2012 il calcolo della pensione col metodo contributivo pro rata per tutti e la fascia d’età pensionabile flessibile tra 63 e 68-70anni.
Il fisco e la crescita
Non ci sarà la patrimoniale finanziaria perché, è convinzione del governo, alla fine i grandi capitali e gli evasori la farebbero franca, il gettito sarebbe minimo e gli svantaggi superiori ai benefici. I patrimoni immobiliari verranno invece colpiti con l’Ici progressiva e la rivalutazione delle rendite catastali. Altre risorse potrebbero arrivare da un ritocco dell’aliquota Iva del 10% e forse di quella già portata al 21% mentre l’evasione fiscale dovrebbe essere combattuta con una riduzione del tetto all’utilizzo del contante. Le maggiori entrate andrebbero a finanziare un taglio di qualche punto del cuneo fiscale sulle imprese, forse attraverso maggiori sgravi Irap sul costo del lavoro. Questa misura dovrebbe favorire le assunzioni e la crescita dell’economia insieme col pacchetto infrastrutture (project financing, cioè coinvolgimento dei privati), liberalizzazioni (professioni, esercizi commerciali) e dismissioni.
27 novembre 2011 corriere.it