Nasce e subito tramonta l’ipotesi di istituire un’imposta municipale sugli immobili, l’Imi, che sostituisca l’imposta municipale propria (Imu) e il tributo per i servizi indivisibili (Tasi) mentre sembra rafforzarsi la proroga della sperimentazione “opzione donna” per il ritiro anticipato delle lavoratrici con 57-58 anni e 35 di contributi versati. Sono queste le evidenze più significative emerse dalla giornata parlamentare di ieri sulla manovra.
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha confermato nel corso dell’incontro con il gruppo del Pd di aver firmato il resoconto su “opzione donna” e di averlo rinviato al ministero del Lavoro. A questo punto la scelta di una proroga o meno della misura, che consente un ritiro anticipato in cambio del ricalcolo contributivo del montante cumulato e una penalizzazione sull’assegno pensionistico superiore al 20%, è nelle mani del ministro del Lavoro, ha spiegato Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro e autore di una proposta di correzione che consente una nuova estensione di questa misura.
Damiano ha ricordato che il suo emendamento alla legge di Bilancio, che punta a spostare i termini della sperimentazione dal 31 dicembre 2015 al 31 luglio 2016, ha lo scopo di «ricomprendere le donne di 57-58 anni sul quarto trimestre 2015». Come si ricorderà, con la legge 208/2015 è stata estesa la possibilità di andare in «pensione anticipata» (35 anni di contributi e 57 e 3 mesi di età per le dipendenti, un anno in più per le autonome) alle donne che hanno maturato tali requisiti entro la fine del 2015. Tuttavia dall’estensione sono rimaste escluse appunto le lavoratrici nate nell’ultimo trimestre degli anni 1957 o 1958.
Nella proposta di modifica, ha aggiunto Damiano, «accettiamo la logica della saracinesca»: non si potrà cioè eccedere le risorse già stabilite pari a 2,5 miliardi. I dati sulla spesa fin qui sostenuta per “opzione dona” non sono ancora noti ufficialmente perchè la relazione al Parlamento sul tema che doveva essere presentata entro il 30 settembre scorso aspettava, appunto, il via libera di Padoan. Secondo quanto risulta al Sole 24Ore nel corso dell’anno sarebbero 23-24mila le domande di ritiro anticipato con penalizzazione, per una spesa di 110 milioni. Dunque l’eventuale spazio per una proroga a luglio ci sarebbe. Ma si tratterebbe di rifinanziare nuova spesa su una norma che riconosce un diritto soggettivo a tutti gli effetti.
Ieri rilievi critici sul fronte degli interventi previdenziali contenuti in manovra sono emersi dal Rapporto dell’UpB sulla politica di Bilancio 2017. L’Authority presieduta da Giuseppe Pisauro ha puntato l’indice, tra l’altro, sull’ottava salvaguardia esodati. Rispetto alla settima salvaguardia, l’ottava nasce con una contraddizione in più, si legge nel rapporto. «In materia pensionistica – è l’analisi – il Ddl di bilancio 2017 avvia l’Ape e l’Ape sociale e introduce misure per favorire l’accesso al pensionamento dei lavoratori sottoposti ai cosiddetti lavori usuranti e dei lavoratori precoci. Si ha quindi la compresenza, nello stesso testo di legge, da un lato, di misure di riduzione dei requisiti di pensionamento, che rivelano uno sforzo seppure migliorabile di targeting e che, come per i precoci e i lavoratori con attività usuranti, hanno carattere strutturale e, dall’altro lato, della nuova salvaguardia, priva di targeting e di natura non strutturale».
Il Sole 24 Ore – 16 novembre 2016