Sul concetto di lavoratori “fragili” stanno lavorando da alcuni giorni i tecnici del governo. E si starebbe provando a calibrarlo tenendo conto anche del ricorso allo smart working e alla tempistica per il rientro nella sede di lavoro. Ma nel caso di un via libera da parte dell’esecutivo, non è escluso che la misura possa essere in qualche modo associata alla condizione sanitaria in funzione dei requisiti necessari per accedere all’Ape sociale. E anche grazie a questo accorgimento potrebbe essere allargata la stessa platea dei soggetti che potrebbero beneficiare dell’Anticipo pensionistico, per il quale la proroga di un anno è ormai scontata, così come per Opzione donna. Che garantisce l’uscita alle lavoratrici dipendenti con almeno 58 anni di età e 35 di contributi (oltre a un anno di finestra mobile), e con un anno in più alle lavoratrici autonome, ma con il calcolo della pensione interamente contributivo.
Tra le opzioni allo studio c’è poi la modifica del meccanismo dell’isopensione, lo “scivolo” attualmente a carico del datore di lavoro fino alla maturazione del diritto del lavoratore. L’ipotesi che si sta valutando è quella della creazione di un sistema misto, con l’aggancio a tre anni di Naspi per ridurne il peso sulle aziende. Una formula, quest’ultima, su cui sono in pressing i sindacati ma che vede l’esecutivo abbastanza cauto.
L’incontro di mercoledì tra governo e sindacati servirà proprio per fare il punto sui ritocchi e sull’entità della dote da inserire nella legge di bilancio, ma sullo sfondo continuerà ad aleggiare il fantasma dello “scalone” che rischia di materializzarsi alla fine del 2021 con la conclusione della sperimentazione triennale di Quota 100. Lo stesso premier Giuseppe Conte ha assicurato che il pensionamento anticipato voluto due anni fa dall’esecutivo a tinte “giallo-verdi” non sarà replicato. L’idea, al momento, è quella di introdurre una flessibilità in uscita che garantisca un’uscita anticipata già a 62 o 63 anni, non troppo onerosa, ad alcune categorie di lavori, a partire da quelli “gravosi”, alzando la soglia minima di accesso di un paio d’anni e accentuando la fisionomia “contributiva” dell’assegno per tutti gli altri lavoratori. Il principale scoglio da superare restano i costi dell’intervento. Anche perché nell’ultima NaDef del Governo si sottolinea che il rapporto tra spesa pensionistica e Pil nel 2020 salirà al 17,1% e che alla fine del 2023 farà registrare un incremento dello 0,8% rispetto al 2019.
Marco Rogari