Il pacchetto pensioni sulla flessibilità in uscita resta in bilico. E con il trascorrere delle ore l’inserimento nella manovra soltanto delle misure su esodati, opzione donna e, eventualmente, disoccupati senior sta diventando qualcosa di più di una semplice ipotesi. Anche perché continua ad apparire difficilmente superabile lo scoglio delle risorse da recuperare per garantire la copertura nei primi anni a un sistema di uscite anticipate con penalizzazioni. E il prestito pensionistico “aziendale” non sembra convincere palazzo Chigi che lo considererebbe solo una sorta di ultima ipotesi. Ma la maggioranza intensifica il suo pressing sul Governo affinché si imbocchi subito, già con la legge di stabilità che sarà varata con tutta probabilità la mattina del 15 ottobre, la strada della flessibilità. Nella bozza di risoluzione alla Nota di aggiornamento del Def che sarà votata oggi dal Parlamento la maggioranza chiede esplicitamente all’esecutivo che nella manovra vengano previsti elementi di flessibilità.
«Flessibilità per quanto attiene all’età di accesso al pensionamento, anche attraverso l’introduzione di meccanismi di incentivazione e disincentivazione, che assicurino il riconoscimento di trattamenti pensionistici adeguati e non eccessivamente penalizzanti, in particolare nei casi di disoccupazione involontaria».
Un messaggio chiaro a Palazzo Chigi e al ministero dell’Economia a meno che il testo non venga corretto in corsa prima della votazione. Un testo che dà il via libera all’uso dei margini di flessibilità previsti dalla Ue anche con lo “sconto” migranti per favorire la ripresa e che sollecita il Governo a prorogare la decontribuzione sulle nuove assunzioni, anche se con una diversa modulazione, e a varare interventi per il Sud, contro la povertà, per la famiglia e per ridurre le tasse.
La bozza considera anche prioritario «prevedere un definitivo intervento di salvaguardia dei lavoratori esodati anche utilizzando le risorse già stanziate e non utilizzate», e il riconoscimento dell’opzione donna «a tutte le lavoratrici che maturino i requisiti anagrafici e contributivi previsti entro il 31 dicembre 2015». Questi due interventi sono già due punti fermi nel puzzle della manovra che si sta componendo. Le scelte definitive potrebbero arrivare lunedì nel corso di un vertice a palazzo Chigi al quale parteciperanno oltre a Matteo Renzi anche il ministro Pier Carlo Padoan di ritorno dal Perù per la riunione del Fmi e i tecnici del Mef. Per il ministro Marianna Madia, ad esempio, sull’età pensionabile il settore pubblico e quello privato dovrebbero viaggiare insieme. Ma la rotta definitiva sulle pensioni potrebbe essere scelta potrebbe essere decisa solo in prossimità del varo della “stabilità”.
Gli incontri tecnici si susseguono così come le simulazioni sulle varie opzioni in campo. A confermarlo è il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti che sottolinea che l’ipotesi del prestito pensionistico, è in campo: «Stiamo lavorando a questo come ad altre diverse opzioni». Il prestito potrebbe avere anche un doppio utilizzo (si veda Il Sole 24 Ore di ieri): il primo con un contributo aziendale ai dipendenti e il secondo con un contributo pubblico per i disoccupati senior senza ammortizzatore. Una soluzione che avrebbe un impatto quasi zero sui conti pubblici e che non dispiace a una parte del Governo ma che, anche per problemi tecnici, non sembra convincere troppo Palazzo Chigi. Che punterebbe ad attivare un vero meccanismo di uscite flessibili con penalizzazioni (per il lavori con almeno 63 anni di età e 35 anni contribuzioni) però difficilmente compatibile con gli attuali vincoli di bilancio. Di qui l’ipotesi di ricorrere a un disegno di legge. Che però non piace alla maggioranza in Parlamento.
Proprio dalla Camera il presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano (Pd) ricorda che il Governo entro il 12 ottobre dovrebbe predisporre una relazione tecnica per la quantificazione degli effetti finanziari del nuovo testo sulla settima salvaguardia. Intanto al ministero del Lavoro prosegue il tavolo con i sindacati dei pensionati sulla condizione degli anziani mentre nei giorni scorsi il Civ dell’Inps ha dato l’ok con il voto negativo del rappresentante della Uil al bilancio 2014 dell’ente (disavanzo di esercizio di circa 12,5 miliardi).
Marco Rogari – Il Sole 24 Ore – 8 ottobre 2015