Quest’ultimo sarebbe una specie di antipasto verso la creazione di una pensione di garanzia, che anche per il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, è «una strada da valutare con attenzione compatibilmente con le risorse disponibili».
Il menù del pacchetto pensioni da inserire nella prossima legge di bilancio non è comunque ancora definitivo. E non solo perché in calendario ci sono altri due incontri (5 e 18 settembre) tra l’Osservatorio sul monitoraggio della spesa previdenziale, l’organismo tecnico fortemente voluto dal ministro del Lavoro, Marina Calderone, e i sindacati. Le somme si tireranno a fine settembre al momento della presentazione della Nota di aggiornamento al Def, dalla quale emergeranno le risorse realmente disponibili per la definizione della legge di bilancio. Sul tavolo restano diverse ipotesi. A partire da quella dell’introduzione di Quota 41 in versione strettamente contributiva, magari per un solo anno e, se necessario, anche in forma selettiva, ovvero in una prima fase limitata a una sola serie di categorie di lavoratori. Lo stesso Durigon conferma che si stanno valutando alcune possibili misure «per anticipare la pensione ma con il calcolo contributivo di tutto l’assegno».
Un altro intervento su cui sono in corso simulazioni e analisi tecniche è quello del cosiddetto super contratto d’espansione: un nuovo strumento unico per gli esodi incentivati da vincolare anche a nuove assunzioni e da estendere alle Pmi che assorbirebbe gli attuali assegni ad personam nell’ambito di trattative aziendali, l’isopensione e, appunto, il contratto di espansione nella versione ora in vigore. Per Durigon si tratta di una misura «importante» che «non può restare fuori dalla manovra».
Il sottosegretario al Lavoro conferma anche che si sta lavorando a una nuova configurazione di Opzione donna anche con l’obiettivo di alleggerire la stretta scattata con l’ultima legge di bilancio. Tra i tecnici del governo si guarda con molta attenzione alla possibilità di attivare per le lavoratrici un meccanismo sulla falsariga di quello dell’Ape sociale con un limite di età minimo che potrebbe essere fissato a 60 anni. Praticamente certo ormai è poi un pacchetto di misure per rendere più appetibile l’accesso alla previdenza complementare, non solo ai più giovani.
Ma restano da sciogliere molti nodi. A cominciare da quello della rivalutazione delle pensioni. Il meccanismo con “penalizzazioni” progressive per i possessori di assegni più ricchi introdotto dall’ultima legge di bilancio è stato alimentato con circa 2,1 miliardi quest’anno, altri 4,1 miliardi nel 2024 e più o meno altrettanti nel 2025. La perequazione sarà leggermente più bassa perché nell’arco dell’anno il dato dell’inflazione dovrebbe collocarsi attorno al 6%, ma i fondi da trovare restano non trascurabili a meno di non inasprire ulteriormente il meccanismo con decurtazioni “a salire”. Il governo dovrà anche decidere se prorogare al 2024 l’irrobustimento degli assegni, ora a circa 600 euro, per gli over 75.