Marco Rogari, Il Sole 24 Ore. Un pacchetto da 600 milioni nel 2022 per l’arrivo di Quota 102, la proroga di Opzione donna e dell’Ape sociale in versione estesa. Che sale a 650 milioni per effetto di altre misure previdenziali che riguardano il personale delle Forze armate, delle Forze di polizia e dei Vigili del fuoco, a cominciare dal nuovo Fondo per gli interventi perequativi. La relazione tecnica del disegno di legge di Bilancio approdato al Senato conferma la dote per il capitolo previdenza che era stata annunciata dal Governo nei giorni scorsi. Quota 102 nei 12 mesi che sarà “operativa” assorbirà 176 milioni (al netto degli effetti fiscali per gli anticipi del Tfr nel settore privato, mentre al “lordo” l’impatto sull’indebitamento della Pa è di 191,2 milioni), che saranno necessari per liquidare le 16.800 pensioni anticipate, con almeno 64 anni d’età e 38 di contributi, stimate dai tecnici del ministero dell’Economia. Che, considerando anche il prolungamento di Opzione donna e dell’Ape sociale in forma rafforzata, prevedono in tutto 55mila nuove uscite anticipate nel 2022.
La conferma ancora per un anno della possibilità per le lavoratrici di accedere a una pensione totalmente “contributiva” con almeno 35 anni di versamenti e 58 anni d’età (59 se ”autonome”) dovrebbe “produrre” il prossimo anno, secondo gli esperti del Governo, 17mila assegni anticipati (su un totale di 29.500 “addette” e “operatrici” che saranno in possesso dei requisiti richiesti), per un costo di 111,2 milioni. Un flusso che lieviterà a 28.200 trattamenti nei dodici mesi successivi e raggiungerà il picco di 29.100 assegni nel 2024 (con una spesa vicina ai 500 milioni) per poi cominciare a scemare. L’importo medio della pensione contributiva ipotizzato nella relazione tecnica del Ddl di bilancio è di 1.100 euro al mese per le lavoratrici dipendenti del privato, di 1.250 euro mensili quelle del settore pubblico e di 810 euro per le lavoratrici autonome. Per effetto del ricalcolo contributivo del trattamento, è stimata una riduzione media dell’assegno del 6% per le lavoratrici dipendenti e del 13% per le “autonome”.
Maggiore, ma non più di tanto, sarà nel 2022, secondo le previsioni del Mef, la propensione all’uscita con l’Anticipo pensionistico sociale. Nella versione estesa a ulteriori categorie di lavori gravosi a scegliere questa via di pensionamento dovrebbero essere 21.200 lavoratori. Con un onere per le casse dello Stato di 141,2 milioni il prossimo anno, che salirà a 275 milioni nel 2023, per poi assottigliarsi dai 12 mesi seguenti.
Sarà invece complessivamente di quasi 1,7 miliardi fino al 2025, partendo dai 176 milioni del prossimo anno e con un picco di 679,3 milioni nel 2023, l’impatto di Quota 102 sui conti pubblici. Che però beneficeranno del definitivo stop di Quota 100, in scadenza a fine dicembre: già nel 2024 gli “oneri pensionistici” si ridurranno di 1,8 miliardi. I tecnici del governo prevedono che le uscite anticipate con i nuovi requisiti (“64+38”) saranno 16.800 nel 2022, che saliranno a 23.500 nell’anno successivo, per poi scendere a 15.100 già nel 2024, a 5.500 nel 2025 e fermarsi a soli mille trattamenti nel 2026. L’assegno medio con Quota 102 ipotizzato dai tecnici del Mef è di 26mila euro annui.
Nella relazione tecnica non c’è invece la stima della platea potenziale dei lavoratori delle piccole e medie imprese in crisi che usciranno anticipatamente con un’età di almeno 62 anni grazie all’apposito Fondo istituito dalla manovra. E questo fa pensare a un meccanismo “a rubinetto”, con trattamenti che potranno essere erogati fino all’esaurimento delle risorse disponibili: 150 milioni nel 2022 e altri 200 milioni l’anno nel biennio seguente.
Ma la dote del Fondo, così come il bacino dell’Ape sociale, dovrebbero finire nel mirino degli emendamenti al Ddl di bilancio che saranno presentati a Palazzo Madama. Mentre del “dopo-Quota 102” si comincerà a discutere martedì al tavolo con i sindacati convocato da Mario Draghi.