Tra le opzioni quella di abolire la possibilità di beneficiare dei trattamenti con il solo canale retributivo: tutte le pensioni verrebbero calcolate con il “contributivo” nella forma pro-rata
Rimane impervio il percorso per giungere a un nuovo intervento sulle pensioni, ma nella maggioranza si continua a trattare. Anche perché i tecnici, e non solo quelli del Tesoro, spingono per affrontare rapidamente le anomalie ancora presenti nel sistema previdenziale. Con il trascorrere delle ore, anche alla luce della breccia che si potrebbe aprire attraverso l’aggancio del capitolo pensionistico alla delega assistenziale, il menù delle varie opzioni si arricchisce.
L’ultima, ma solo in ordine cronologico, è quella di abolire la possibilità di beneficiare dei trattamenti con il solo canale retributivo: tutte le pensioni verrebbero calcolate con il “contributivo” nella forma pro-rata. Ma, al di là delle opzioni tecniche, la partita resta politica. E la Lega, pur concedendo qualche piccola apertura, continua a frenare.
Il Carroccio si oppone all’idea di un ventaglio di interventi strutturali, anche se potrebbe non dire no all’eventualità di rimandare alla delega sull’assistenza alcuni correttivi da definire preventivamente in un tavolo ad hoc con le parti sociali. Una soluzione, quest’ultima, che potrebbe essere apprezzata anche dai sindacati, quanto meno da Cisl e Uil. La Cgil ha più volte ribadito il suo netto no a qualsiasi nuovo intervento sulla previdenza.
La Cisl invece non chiude del tutto, sostenendo che la strada eventualmente da percorrere può essere solo quella della concertazione e non l’avviso comune auspicato dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Prima però, secondo il sindacato guidato da Raffaele Bonanni, il Governo deve adottare altri interventi.
«Prima di fare un avviso comune sulle pensioni o una discussione vorremmo fare un avviso comune sui costi della politica, sull’evasione fiscale, sul blocco delle infrastrutture, sulle municipalizzate e sui costi esorbitanti dell’energia», ha ripetuto ieri da Parigi Bonanni. Anche la Uil lascia degli spiragli, facendo sapere di essere pronta ad opporsi a qualsiasi intervento per fare cassa ma di essere disponibile a discutere di trattamenti che riguardano i giovani. E a tornare a parlare di patto tra generazioni è stato, sempre da Parigi, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Patto tra generazioni che, secondo molti esponenti del Pdl, dovrebbe essere realizzato con un immediato intervento sulle pensioni.
Al momento però l’unica possibilità sembra rimanere quella della delega. Che, tra l’altro, non è quella preferita dai tecnici del Tesoro, secondo i quali il veicolo più adatto sarebbe la legge di stabilità da varare entro il 15 ottobre. A via XX Settembre sono già pronti con la griglia dei possibili interventi: oltre al “contributivo per tutti”, l’intervento più gettonato resta quello sui trattamenti di anzianità con l’anticipo al 2012 di quota 97 (somma di età anagrafica e contributiva), o in alternativa il ripristino dello scalone Maroni, per poi arrivare nel 2015 a quota 100, ovvero all’abolizione delle pensioni anticipate.
Del menù fanno parte l’anticipo sempre al 2012 del meccanismo sull’innalzamento dell’età pensionabile delle lavoratrici private, che dovrebbe arrivare a 65 anni nel 2020 e non più nel 2026, e anche di quello sull’aggancio all’aspettativa di vita dell’effettivo momento del pensionamento. Ultima opzione: il pensionamento di vecchiaia per tutti a 67 anni, ma solo a regime (dopo il 2020).