Stop al contributo di solidarietà sulle pensioni medio alte per favorire nuove assunzioni. La proposta di far scattare già nel 2014 un prelievo sui trattamenti superiori ai 2.500-3mila euro contenuta nel piano sulla spending review targato Cottarelli, è stata scartata direttamente da Matteo Renzi.
«L’idea che uno che guadagna 2-3mila euro di pensione sia chiamato a dare un contributo forse c’è per Cottarelli, ma io la escludo», afferma il premier a “Porta a porta” aggiungendo: «Poi, se prendi ottomila euro netti e il governo ti chiede un sacrificio, io mi sento di difendere questa misura che già c’è». Il premier manda un messaggio chiaro soprattutto ai sindacati, subito sul piede di guerra contro l’ipotesi di un contributo di solidarietà, definito una «proposta inaccettabile».
Niente prelievi, dunque, sulle pensioni: “I pensionati non daranno alcun contributo”, tranquillizza Renzi. I pensionati pagheranno di più? “No”, dice il premier. Avranno un beneficio? “Neanche”, risponde il capo dell’esecutivo. “Chi pensa che i pensionati pagheranno la manovra sbaglia”, dice il presidente del Consiglio.
Anche se la leader della Cgil, Susanna Camusso, si mostra possibilista su un intervento con un’asticella posizionata sopra quota 3mila euro, pur affermando che le pensioni vanno maneggiate con attenzione. Ma Renzi assicura: «Chi sostiene che i pensionati pagheranno la manovra sbaglia».
Nel piano di tagli per quest’anno, insomma, le pensioni dovrebbero avere un ruolo marginale, anche se un prelievo una tantum sui trattamenti superiori ai 4-5mila euro lordi al mese non è del tutto escluso («l’ipotesi esiste» ha detto ieri mattina il sottosegretario alla Presidenza, Graziano Delrio). Arriva però la conferma dallo stesso Renzi che ci sarà un contributo della sanità di 600 milioni, seppure nell’ambito della Patto per la salute con le Regioni. Il piano Cottarelli prevede anche una stretta sulle spese della Difesa per 100 milioni nel 2014, 1,5 miliardi nel 2015 e 2,2 nel 2016. «Anche sulla Difesa, e il ministro Pinotti è d’accordo, è chiaro che qualcosa tagliamo», dice Renzi.
Secondo il Commissario straordinario, Carlo Cottarelli, il pacchetto di tagli per il 2014 dovrebbe consentire di realizzare negli otto mesi compresi tra maggio (quando scatterà la riduzione delle tasse) e la fine dell’anno 3 miliardi di risparmi (5 miliardi tradotti su base annua). Una stima definita però da Graziano Delrio «assolutamente prudenziale». Lo stesso Renzi è convinto che nel 2014 possano essere recuperate risorse per circa 7 miliardi, in linea con l’obiettivo più ottimistico su base annua indicato dal dossier Cottarelli. Anche per questo motivo il premier annuncia che la «spending review sarà responsabilità di Palazzo Chigi» e non più solo del ministero dell’Economia.
Proprio la “spending”, del resto, è considerata dallo staff di Renzi il principale serbatoio per le coperture dell’operazione taglia-tasse. La Presidenza del consiglio conta di coprire con i tagli di spesa i 6,6 miliardi necessari per ridurre di mille euro l’Irpef a lavoratori dipendenti e co.co.co. da maggio a fine anno. Lo “schema” abbozzato a Palazzo Chigi prevederebbe poi che i 3,4 miliardi necessari per la riforma degli ammortizzatori sociali arrivino in prima battuta dai 2,5 miliardi di minor spesa per interessi attesi dal calo dello spread. Il miliardo mancante verrebbe garantito dall’utilizzazione parziale del margine di deficit che ci separa dall’attuale 2,6% al fatidico tetto del 3 per cento. L’idea sarebbe di utilizzare uno 0,2% di Pil (poco più di 3 miliardi) per completare la copertura degli ammortizzatori (o in toto in sostituzione del “tesoretto” da spread in caso di stop di Bruxelles). Ed eventualmente per rafforzare il taglio dell’Irap, per il momento quantificato in 2,4 miliardi da reperire con un aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, BoT esclusi.
La regia dei tagli insomma passa a Palazzo Chigi, dove potrebbe trasferirsi anche Cottarelli. Delrio ha già convocato per questa mattina il Comitato interministeriale sulla “spending”, del quale fanno parte i ministri dell’Economia, dell’Interno, dei Rapporti con il Parlamento e della Pubblica amministrazione. E che sarà subito chiamato a valutare nel dettaglio le circa 70 schede del dossier Cottarelli che prevede 33 possibili “azioni”. Prime fra tutte quelle per il 2014. Che oltre ai tagli su sanità e difesa, indicano altre 7-8 misure. A partire dalla stretta sulla dirigenza pubblica (stipendi in primis) dalla quali sono attesi 500 milioni e dal taglio dei trasferimenti statali e regionali alle imprese: il “flusso” che Cottarelli conta di aggredire è rispettivamente di 4 e 2 miliardi.
Scatterà poi un’ulteriore razionalizzazione degli acquisti di beni e servizi agendo soprattutto a livello locale con un sistema di controlli a tappeto sulle gare fuori dal perimetro Consip, con possibili risparmi superiori ai 2 miliardi. Certa anche una stretta sui costi della politica cominciando dagli organi costituzionali e dagli enti territoriali. «Personalmente credo che si debbano eliminare i vitalizi e i rimborsi di gruppi e consiglieri regionali», dice Renzi.
Tra gli interventi destinati a scattare quest’anno anche la razionalizzazione dei corsi di formazione nella Pa, il giro di vite sui gabinetti dei ministeri e soprattutto sulle auto e blu con tanto di aste per la vendita di alcune vetture, che il Formez suggerisce in versione on line anche per il parco macchine delle Regioni. Si pensa anche a un meccanismo di stop preventivo alle “norme mancia” che consenta di evitare il ripetersi di episodi simili a quelli dell’ultima legge di stabilità.
Il Sole 24 Ore – 14 marzo 2014