di Luca Cifoni, il Messaggero. Ora c’è anche la data. I sindacati Anaao e Cimo, in rappresentanza del medici pubblici, hanno proclamato lo sciopero per il prossimo 5 dicembre. Nel mirino c’è naturalmente l’articolo 33 della legge di Bilancio, quello che rivede le aliquote di rendimento delle pensioni dei dottori ma anche di quelle di infermieri, impiegati comunali e regionali, maestre d’asilo. Il che si traduce in una riduzione anche consistente degli importi previdenziali, per coloro che hanno iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995.
Si tratta di un intervento che dal punto di vista del governo aveva l’obiettivo di armonizzare i trattamenti dei lavoratori in questione con quelli degli altri dipendenti pubblici. Ma se questa era la motivazione tecnica, sul piano politico la scelta è arrivata in un momento particolarmente delicato, nel quale per altra via lo stesso esecutivo stava cercando di sostenere la sanità ad esempio sul tema delle liste di attesa. Da qui la dura reazione dei medici, che con tutta probabilità avrà l’effetto quanto meno di ammorbidire la stretta inserita nella manovra. Come indicato anche da Nicola Calandrini (Fdi), presidente della Commissione Bilancio del Senato, le tabelle dei rendimenti dovrebbero essere aggiustate per tamponare l’impatto finanziario più immediato sui redditi degli interessati.
LE TABELLE
Quelle attualmente in vigore, che la legge di Bilancio si propone appunto di modificare, riconoscono un discreto rendimento anche con pochi o pochissimi anni di versamenti relativi alla quota retributiva delle pensioni, ovvero al periodo precedente alla riforma Dini (entrata in vigore nel 1996). La nuova versione fa partire invece da zero i rendimenti per poi allinearli gradualmente fino ad arrivare alla soglia dei 15 anni di contribuzione, a partire dalla quale non cambia nulla rispetto alla vecchia normativa. Proprio questa progressione dovrebbe essere ora rivista, con costi per il bilancio dello Stato non troppo impegnativi almeno nei primi anni. D’altra parte qualche margine di flessibilità nel capitolo previdenza esiste. Il servizio Bilancio del Senato nel suo dossier giudica «sovrastimata» la quantificazione degli oneri derivanti da un’altra misura, la proroga di Quota 103 (uscita anticipata con 41 anni di contributi e 62 di età). Secondo i tecnici, platee e costi potrebbero risultare più contenuti, visti i molti vincoli inseriti nel testo. In alternativa, risorse sostitutive potrebbero essere reperite con ulteriori ritocchi peggiorativi allo schema della rivalutazione degli assegni. Sempre nel dossier di Palazzo Madama, si osserva tra l’altro che la stretta sui rendimenti potrebbe provocare una fuga degli interessati verso la pensione, prima dell’entrata in vigore del nuovo regime.
LE AUDIZIONI
Intanto ieri le commissioni Bilancio di Senato e Camera hanno iniziato le audizioni sulla manovra. Tra le associazioni ascoltate Confedilizia ha criticato ancora la stretta fiscale sugli affitti brevi (sollecitando semmai incentivi per quelli di lunga durata) mentre i costruttori dell’Ance (che insistono per una proroga del superbonus alle attuali condizioni) hanno evidenziato come la legge di Bilancio contenga 1,9 miliardi di tasse sulla case nel prossimo triennio. La gran parte di questo importo si riferisce però all’innalzamento (dall’8 all’11 per cento) della ritenuta d’acconto operata sui bonifici per le ristrutturazioni, a carico delle imprese del settore.