Un colpo di acceleratore. Anche per evitare il rischio di sforare il termine del 1° marzo fissato dalla legge di Bilancio per il varo dei decreti di attuazione dell’Anticipo pensionistico. È quello che sta provando a imprimere alla fase attuativa dell’Ape il Nucleo tecnico di politica economica di Palazzo Chigi, che ha assorbito una parte dei compiti della “policy unit” voluta a suo tempo dall’ex premier Matteo Renzi.
E per velocizzare il più possibile il percorso che dovrà portare al decollo operativo del prestito previdenziale ponte, collocato al 1° maggio, i tecnici della Presidenza del Consiglio stanno pensando al varo simultaneo a metà febbraio (entro il 20) dei principali provvedimenti attuativi. A partire dai tre decreti del presidente del Consiglio rispettivamente sul meccanismo dell’Ape, sull’Ape sociale in particolare per “usuranti” e disoccupati, nonché sulla riduzione dei requisiti contributivi per i lavoratori precoci. Con lo stesso pacchetto dovrebbe vedere la luce il decreto ministeriale (Lavoro ed Economia) sulla revisione dei criteri sull’anticipo del pensionamento dei lavoratori impegnati in attività usuranti. Questi provvedimenti dovrebbe essere utilizzati anche per cesellare il dispositivo dell’Ape con alcuni mini-ritocchi. A cominciare da quello che dovrebbe prevedere per l’accesso all’Ape volontaria l’obbligo di presentare le richieste facendo uso dello “spid”, il nuovo sistema unico d’identità digitale.
L’obiettivo dei tecnici è di mettere a punto un sistema di accesso all’Ape individuale estremamente semplificato: con la domanda all’Inps si attiverà una “pagina utente” sulla quale si potrà seguire passo dopo passo tutto il processo di autorizzazione, l’attivazione del piano di finanziamento e i contratti con banche e assicurazioni che verranno scelti dal lavoratore.
Quello sull’Ape volontaria non rappresenta l’unico fronte attuativo. Un altro, assai meno complesso ma che potrebbe portare qualche novità e al quale sta lavorando il Nucleo tecnico di politica economica di palazzo Chigi, punta a garantire l’accesso dell’Ape social anche agli invalidi del lavoro con una percentuale di riduzione delle capacità non allineata a quella degli invalidi civili. Attualmente l’ultima legge di Bilancio prevede l’accesso all’indennità dell’Ape sociale a varie condizioni, tra le quali quella degli invalidi con una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile fino al 74% e in possesso di almeno 30 anni di contribuzione. Questa soglia esclude però una fetta di lavoratori che non supera il 60% di riduzione delle capacità, secondo le tabelle di trasformazione Inail. Questi lavoratori con il mini-ritocco allo studio potrebbero accedere all’Ape social con un leggero ampliamento della platea ma senza il ricorso di risorse aggiuntive.
L’ottimizzazione del meccanismo dell’Ape dovrebbe scattare in toto per via amministrativa e, quindi, attraverso i Dpcm e i decreti ministeriali di attuazione. Al momento sembra tramontata la possibilità che alcuni degli aggiustamenti possano confluire in un Dl omnibus, in cui raccogliere tutte le modifiche alla legge di Bilancio rimaste al palo per la repentina approvazione della manovra da parte del Parlamento dopo la consultazione referendaria di dicembre. Ma non è da escludere del tutto che l’ipotesi del Dl omnibus possa rispuntare nei prossimi giorni. Sicuramente inutilizzabile è la corsia parlamentare del milleproroghe all’esame del Senato. Sul versante previdenziale l’unico emendamento che sarà inserito nel decreto è quello già annunciato dal ministero del Lavoro per confermare anche nel 2017 la misura che ha consentito di non procedere al recupero del differenziale negativo dello 0,1% di inflazione a fronte del dato più basso registrato a consuntivo nel 2015 rispetto a quella prevista.
Intanto l’Inps sta affinando le prime circolari attuative su usuranti e cumulo gratuito (ma non per le Casse). I testi sono quasi pronti. Allo stesso tempo i tecnici di Palazzo Chigi, confermando l’intenzione di chiudere tutto il pacchetto attuativo per metà febbraio, stanno lavorando anche su un altro fronte strategico per il decollo dell’Ape: quello degli accordi quadro con Abi e Ania, per i quali si parte da un tasso Tan al 2,5% e un premio assicurativo al 29% che potrebbero tuttavia essere ridotti. Al Mef spetta invece il compito di confezionare con l’Inps la convenzione sul Fondo di garanzia da 70 milioni che servirà per coprire l’80% degli eventuali mancati rimborsi in casi particolari fissati nel Dpcm.
Il Sole 24 Ore – 22 gennaio 2017