La durata minima dell’Ape, l’anticipo finanziario a garanzia pensionistica, sarà di sei mesi. A richiederlo potranno essere dall’anno venturo e per un periodo di sperimentazione biennale lavoratori con almeno 63 anni e 20 di contributi versati che, su richiesta, avranno ottenuto dall’Inps una doppia certificazione: sull’importo minimo e massimo di Ape ottenibile e sulla decorrenza e l’importo della pensione di vecchiaia futura.
Nella sua versione social, invece, l’Ape potrà essere cumulata con redditi da lavoro fino a un massimo di 8mila euro ma non con altri ammortizzatori.
Sono questi gli ultimissimi particolari sul prestito-ponte per il ritiro anticipato dal lavoro (fino a un massimo di 3 anni e sette mesi e rimborsabile in 20 anni) contenuti nella bozza del Ddl di Bilancio 2017 di cui Il Sole24Ore è in possesso. Un testo che raccoglie in una decina di articoli le misure sulla previdenza e che contiene anche l’ottava salvaguardia-esodati (si veda l’articolo a pagina 5). Le nuove regole per i pensionandi confermano che l’Ape partirà il prossimo maggio e la sperimentazione si chiuderà al fine 2018: il Governo verificherà i risultati per poi decidere la prosecuzione. Con almeno 36 anni di contributi e 6 anni di lavoro “gravoso” potranno accedere all’Ape social anche undici categorie specificate in un allegato e che comprendono gli operai dell’industria estrattiva ed edile, del settore conciario, i macchinisti e il personale viaggiante, i camionisti, gli infermieri che fanno turni ospedalieri, assistenti di persone non autosufficienti, maestre d’asilo, facchini, addetti alle pulizie senza qualifiche e spazzini. L’Ape social partirà con un finanziamento di 300 milioni il primo anno che salgono oltre i 600 nel secondo e terzo anno, poi la curva di questa nuova spesa assistenziale ha un decalage fino a chiudersi nel 2023 (salvo riprogrammazioni in corsa). Le altre categorie Ape social con quelle già indicate nei giorni scorsi: disoccupati con 30 anni di contributi, o con una riduzione della capacità lavorativa almeno pari al 74% oppure con parenti disabili (assistiti per almeno sei mesi).
Per l’Ape volontaria è prevista l’attivazione di un fondo di garanzia al ministero dell’Economia da 70 milioni di euro che consentirà l’abbattimento dell’80% dei requisiti di patrimonializzazione previsti per questo finanziamento bancario che, oltre i 75mila euro, è assimilato al credito al consumo. Il meccanismo dell’Ape sarà regolato in un Dpcm e in un decreto ministeriale dell’Economia mentre le convenzioni quadro che saranno stipulate con Abi e Ania definiranno i tasso di interesse e il premio assicurativo per la copertura sul rischio premorienza dei beneficiari. Inps sarà l’intermediario unico per l’accettazione delle domanda e l’attivazione dell’anticipo finanziario a garanzia pensionistica, il cui rimborso ventennale sarà alleggerito da una detrazione in quota fissa del 50% sulla componente interessi. Ma a scegliere la banca e l’assicurazione nel modulo di rischiesta, da presentare con l’uso dell’identità digitale (Spid) sarà il lavoratore. Per l’Ape d’impresa, attivabile con accordi sindacali, confermato l’impegno del datore di lavoro (anche tramite i fondi di solidarietà e li enti bilaterali) che potrà versare all’Inps in soluzione unica, al momento della richiesta dell’Ape, di un contributo a favore del lavoratore. Oltre all’Ape nel testo c’è anche la possibilità di accedere a una Rendita integrativa temporanea anticipata (Rita) per chi ha aderito a un fondo pensione, con ritenuta d’imposta variabile tra il 15 e il 9%.
Confermate infine tutte le anticipazioni sull’anticipo dei lavoratori usuranti, senza penalizzazioni prima dei 62 anni, i precoci con 41 anni di versamenti, i cumuli gratuiti di versamenti in gestioni diverse.
Per i pensionati, invece, le due misure di innalzamento della “no tax area” a 8mila euro e di aumento delle 14esime mensilità per pensioni fino a 750 euro e riconoscimento di una nuova 14esima per gli assegni fino a mille euro.
Davide Colombo – Il Sole 24 Ore – 26 ottobre 2016