Il Sole 24 Ore. Si profila un muro contro muro tra i medici e il Governo. Con i primi che non mollano sullo sciopero previsto il prossimo 5 dicembre a meno che la norma contestatissima in manovra che taglia le pensioni (nella parte retributiva) non venga eliminata del tutto aggiungendo anche un «segnale» sulle buste paga e con l’Esecutivo che da giorni è a lavoro per ricalcolare la sforbiciata per renderla più morbida, come ha confermato ieri il ministro della Salute Orazio Schillaci: «Ci stiamo lavorando. C’è tutta l’intenzione e l’interesse a cercare di rivedere la norma, che non riguarda solo i medici ma anche altri dipendenti del settore pubblico e quindi il governo sta lavorando per trovare una soluzione». Sul tavolo varie ipotesi, compreso lo slittamento del taglio che pesa su una platea di 40mila tra medici e infermieri che proprio ieri con il sindacato Nursind hanno annunciato anche loro uno sciopero di 24 ore per il prossimo 17 novembre.
Per Schillaci questa è una partita non di poco conto, anche per far partire il suo piano sulle liste d’attesa, previsto sempre in manovra, che fa affidamento sui camici bianchi e gli infermieri che saranno “premiati” con straordinari pagati meglio per lavorare di più. Il rischio immediato con un taglio alle pensioni è quello di una fuga dal lavoro per chi è vicino ai requisiti per l’uscita: si stima che almeno 6mila medici e 13mila infermieri sarebbero pronti a dire addio agli ospedali. «L’ultimo dei miei pensieri e delle mie volontà è che e i medici se ne vadano in pensione prima dei tempi previsti. Soprattutto in un momento come questo dove la gobba pensionistica è al massimo dello stress».
I camici bianchi ieri si sono detti soddisfatti «per l’apertura al dialogo» che si concretizzerà in un incontro molto presto, ma lo sciopero del 5 dicembre – spiegano i leader sindacali – resta confermato «senza segnali concreti». Le richieste sono appunto la cancellazione del taglio alle pensioni, ma anche la detassazione di parte dello stipendio (l’indennità specifica) oltre che una ripresa effettiva delle assunzioni.
La soluzione arriverà con il probabile maxiemendamento alla manovra che dovrebbe essere presentato al Senato dal governo a dicembre o direttamente con un emendamento del relatore in commissione Bilancio. A confermare che la misura sarà sicuramente modificata è stato ieri il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, rispondendo al question time alla Camera: «Si sta lavorando e sono in corso verifiche ulteriori, per trovare possibili soluzioni nell’ottica di un intervento complessivo».
Già ieri ci sarebbero stati contatti tra i ministeri della Salute e del Lavoro oltre che con i tecnici del Mef. Tra le varie ipotesi esaminate ci sarebbe anche quella del “salvataggio pieno” dei soli medici con l’eliminazione della stretta, magari accompagnata soltanto da un allentamento per le altre categorie interessate (maestri, dipendenti degli enti locali e ufficiali giudiziari), che però con il trascorrere delle ore avrebbe perso quota perché in questo caso il rischio di incostituzionalità, che già accompagna l’attuale misura, sarebbe diventato ancora più marcato. Più probabili appaiono altre due opzioni: l’ammorbidimento del taglio per tutti gli “statali” coinvolti riducendo l’aumento dell’aliquota di rendimento sulla fetta retributiva della prestazione pensionistica o, in extremis, anche lo slittamento del taglio. Molto dipenderà da come potrà essere trovata la quadratura del cerchio sulle coperture. Anche perché il primo taglio il prossimo anno garantirà una minor spesa di soli 11,5 milioni, ma già nel 2030 si sale a 463 milioni per arrivare a 1,1 miliardi nel 2034 e a oltre 2,2 miliardi nel 2042. E per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti il mantra è sempre quello di restare sui binari di una manovra «sostenibile».