L’età per la pensione di vecchiaia potrebbe non aumentare dopo lo scalino previsto nel 2019 a 67 anni. Mentre per la pensione anticipata non ci dovrebbero essere nuovi adeguamenti alla speranza di vita neanche nel 2019 lasciando l’uscita possibile con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 per le donne). La «sterilizzazione» dell’aspettativa di vita è stata annunciata oggi (dopo anticipazioni circolate nelle scorse settimane) dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio che ha incontrato i rappresentanti dei lavoratori che hanno 41 anni di contributi ma che non possono andare in pensione perché non hanno raggiunto l’età di vecchiaia e si sono visti in questi anni crescere i contributi necessari per uscire indipendentemente dall’età.
L’ipotesi appare però molto costosa: secondo i calcoli presentati alla Commissione Lavoro della Camera la scorsa
settimana dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, l’insieme delle proposte del Governo in materia di accesso anticipato alla pensione rispetto alle regole attuali costerebbero solo l’anno prossimo sette miliardi (in più rispetto alla spesa per le pensioni prevista attualmente) per poi crescere rapidamente e pesare nel complesso in 10 anni per 140 miliardi aggiuntivi. La spesa crescerebbe fino al 2046 per poi scendere dato che a quel punto si pagherebbero pensioni più basse (a fronte di uscite anticipate) rispetto a quelle che si sarebbero pagate con le regole attuali che prevedono età e contributi in crescita con l’aumento dell’aspettativa di vita.
Il ministro Di Maio – si legge nella nota diffusa oggi dal ministero del Lavoro – «ha incontrato le associazioni che
rappresentano i lavoratori lasciati senza tutele dalla riforma Fornero con una lunga storia contributiva. Ha ascoltato le istanze e le difficoltà dei cosiddetti “quota 41 anni” e ha dato mandato ai suoi tecnici di lavorare ad una soluzione da portare in legge di bilancio partendo anche da un’ipotesi di sterilizzazione dell’aspettativa di vita».
Nei calcoli sui costi sono compresi la quota 100, il blocco dell’aspettativa di vita (dopo lo scalino della vecchiaia a 67 anni), la proroga dell’ape sociale e dell’opzione donna mentre non si tiene conto dei risparmi che potrebbero arrivare dall’intervento sulle cosiddette pensioni d’oro. Ma su questo intervento non è ancora chiara la direzione dato che – spiega il sottosegretario Claudio Durigon- si dovrebbe studiare un intervento che tenga conto dei contributi effettivi versati. Potrebbe quindi essere comunque studiata una misura che non faccia tagli legati solo all’importo (come il contributo di solidarietà e il taglio al recupero dell’inflazione) ma che guardi a come la pensione si è costituita. Quanto alla quota 100 il Governo tira dritto. «È fondamentale – ha detto Durigon – per il ricambio generazionale. Renderà le aziende più competitive».
IL MESSAGGERO